Conflitti e covid, un anno difficile secondo Amnesty

di claudia
soldati del camerun

Accenna a “conflitti interminabili” l’introduzione del capitolo sull’Africa del rapporto annuale di Amnesty International sullo stato dei diritti umani nel mondo, presentato oggi da Johannesburg. Conflitti che hanno continuato a dilaniare il Burkina Faso, Camerun, Etiopia, Mali, Mozambico, Niger, Nigeria, Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo (Rdc), Somalia e il Sud Sudan, dove sono stati perpetrati crimini di guerra e altre gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e relativo ai diritti umani, e in cui sono stati sistematicamente colpiti civili.

“Mentre infuriavano i conflitti, è arrivata la pandemia di Covid-19 che in Africa ha avuto effetti devastanti su diritti umani”, denuncia Amnesty . Gli sforzi compiuti dagli Stati per arginare la pandemia si sono scontrati a disuguaglianze globali per l’accesso ai vaccini “dovute alle aziende farmaceutiche e ai Paesi ricchi”.

La pandemia ha portato a chiusure di scuole e apprendimento interrotto, e bambini che vivono in Paesi colpiti da conflitti incontrato ancora più difficoltà rispetto ad altri quando si tratta di accesso all’istruzione.

Il rapporto sostiene che misure adottate per combattere la diffusione del Covid-19 sono servite come giustificazione ai governi per sopprimere il diritto al dissenso e altre libertà. “Molti governi hanno vietato le proteste pacifiche, citando problemi di salute e sicurezza. Quando le persone sono scese in piazza nonostante questi divieti, le forze di sicurezza hanno usato una forza eccessiva per disperderle. Le autorità hanno anche continuato a mettere a tacere o criminalizzare i difensori dei diritti umani. Gli Stati hanno adottato misure per annullare lo spazio civico e limitare la libertà di stampa e strumentalizzare leggi in materia di sedizione, terrorismo e diffamazione”.

La discriminazione di genere e altre forme di disuguaglianza sono rimaste profondamente radicate nelle società, denunciano ancora gli esperti, riferendosi tra l’altro alle persone Lgbti molestate, arrestate e perseguite a causa del loro orientamento sessuale o identità di genere reale o percepito.

Amnesty insiste sulla responsabilità delle aziende farmaceutiche e dei Paesi ricchi, che hanno favorito una distribuzione iniqua dei vaccini. In molti Paesi come Malawi, Repubblica Democratica del Congo e Sud Sudan, lotti di vaccini sono stati consegnati poco prima della loro data di scadenza, costringendo le autorità a distruggerli o a restituirli per essere riassegnati ad altri Paesi. Dati i problemi di approvvigionamento, è stato ancora più difficile fornire vaccini alle popolazioni vulnerabili, come gli anziani o i malati cronici. I fattori interni che hanno minato l’efficacia delle campagne di immunizzazione in Africa includono disuguaglianze, esitazione sui vaccini e insicurezza a casa”. Meno dell’8% degli 1,2 miliardi di persone del continente aveva un programma di immunizzazione completo entro la fine dell’anno, il tasso più basso al mondo, ben al di sotto dell’obiettivo del 40% fissato dall’Oms. 

Condividi

Altre letture correlate: