Arte e creatività in Africa contro il cambiamento climatico

di claudia
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Costruire una voce panafricana a favore della giustizia climatica: questo l’obiettivo della campagna WE!ARE, da poco lanciata dall’Agenzia sociale panafricana, in vista della Cop27 prevista a novembre in Egitto. Creatività e arte gli ingredienti principali di questo movimento, che coinvolgerà nei prossimi mesi soprattutto i giovani in svariate parti del continente, uniti in nome di un attivismo climatico, dove la voce dell’Africa si rende protagonista.

Secondo le stime riportate dal quotidiano nigeriano This Day, entro il 2030, fino al 118 milioni di persone saranno esposte a siccità, inondazioni e caldo estremo in Africa se non verranno messe in atto misure di risposta adeguate. Le popolazioni più povere, con la minore capacità di far fronte e adattarsi a questi impatti dei cambiamenti climatici, dovranno affrontare la minaccia più significativa.

Nonostante la sfida sia evidente e ormai incombente, il concetto di giustizia climatica deve ancora trovare la giusta risonanza nel continente. “Attraverso la campagna WE!ARE, vogliamo sfruttare il potere dell’arte e della creatività per cambiare la narrativa sul cambiamento climatico e lo sviluppo in Africa, colmare il divario tra le comunità che saranno maggiormente colpite e i responsabili politici che determineranno il nostro futuro climatico”, ha spiegato il Dr. Okito Wedi, Fondatore e CEO di Crtve Development.

Il mezzo creativo sarà lo strumento con cui diverse personalità da più parti del continente faranno sentire la propria voce. La campagna è un incentivo per i giovani affinchè lottino per “l’Africa che vogliono vedere”. Il movimento è sostenuto da creativi emergenti e affermati, politici, designer, artisti visivi, artisti uditivi e leader di comunità in tutta l’Africa.

I centri creativi nei paesi partecipanti sono stati invitati a richiedere sovvenzioni per la cura di vetrine pop-up e installazioni creative, nonché l’esecuzione di tre workshop che utilizzano l’arte e la creatività. Sono stati selezionati cinque hub di riferimento, che si trovano in Sudafrica, Egitto, Mozambico e Nigeria. Da questi poli si alzerà una voce in prima linea nella lotta alle ripercussioni del cambiamento climatico.

Soffermandosi sul Sudafrica, nel Paese il polo sarà “Daai Deng”, un mercato in movimento che offre uno spazio ad artisti affermati ed emergenti per presentare il loro lavoro. Nella loro vetrina WE!ARE, Daai Deng mira a mettere in evidenza la benedizione e la “maledizione” dell’acqua usando l’arte e la creatività per sviluppare e interrogare il concetto di giustizia climatica all’interno di un contesto sudafricano. Con acqua e servizi igienici elencati negli obiettivi di sviluppo sostenibile, la vetrina presenterà i luoghi del Paese che sono stati colpiti da inondazioni e carenza d’acqua.

Spostandoci in Egitto, “Perform Arts” fornirà un servizio di formazione e istruzione per le arti performative. La loro vetrina si concentrerà sull’inquinamento del mare di Alessandria e sulla scomparsa del litorale, con una mostra fotografica nella Cittadella di Qaitbay ad Alessandria, in Egitto. La musica e il canto saranno integrati con la narrazione per introdurre l’impatto ambientale sulla vita umana.

Interessante anche l‘iniziativa nigeriana. La “Footprints of David Arts Foundation” (progetto di sviluppo di comunità e teatro nella comunità di Bariga) avrà una vetrina caratterizzata da un hub creativo per gli abitanti delle zone rurali e degli slum. Comprenderà una mostra fotografica dal vivo e digitale negli spazi pubblici di Lagos, performance comunitarie in aree pubbliche e installazioni artistiche riutilizzabili, come alberi di Natale costruiti con bottiglie di PET di scarto.

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