Allarme fame in Sud Sudan: l’appello dell’Onu a non lasciare solo il Paese

di claudia
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di Tommaso Meo

Il mondo deve prestare attenzione alla situazione in Sud Sudan, dove più della metà della popolazione soffre la fame, secondo una dichiarazione congiunta di Reena Ghelani, coordinatrice delle Nazioni Unite per la prevenzione e risposta alla carestia, e Marie Helene Verney, coordinatrice umanitaria ad interim. Secondo le due funzionare Onu, il cambiamento climatico, i conflitti e le difficoltà economiche stanno spingendo milioni di persone verso l’insicurezza alimentare.

Si stima che circa 1,6 milioni di bambini soffriranno di malnutrizione acuta entro giugno 2024. Allo stesso tempo, gli operatori umanitari sono costretti a dimezzare le razioni e a ridurre il loro sostegno a causa dei tagli ai finanziamenti.

“I livelli estremi di insicurezza alimentare e malnutrizione rendono il Sud Sudan una delle peggiori emergenze di insicurezza alimentare al mondo. Secondo l’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc 5), circa 25.000 persone – tra cui molti rifugiati in fuga dal conflitto in Sudan – stanno già sperimentando livelli catastrofici di fame, e il numero potrebbe salire a quasi 80.000 nei prossimi mesi, a meno che non venga fornito supporto urgente”, si legge nella dichiarazione. “Un totale di 7,1 milioni di persone (il 56% della popolazione) stanno vivendo livelli elevati di insicurezza alimentare (Ipc3+), la percentuale più alta al mondo”.

Ghelani è stata in Sud Sudan questa settimana per incontrare funzionari governativi, comunità colpite dalla crisi e partner umanitari. “Non possiamo lasciare che le persone muoiano di fame sotto i nostri occhi. Ho visto come le donne e i giovani possono produrre il proprio cibo e diventare autosufficienti se ricevono il giusto sostegno”, ha affermato. “Dobbiamo investire in soluzioni sostenibili e a lungo termine per costruire un futuro senza carestia in Sud Sudan”. Durante la sua missione, Ghelani ha visitato Bentiu, Unity State, una delle regioni più colpite dalle inondazioni e con la più alta prevalenza di malnutrizione.

Da parte sua Verney ha chiesto che il sostegno alla popolazione sudsudanese continui: “Il Sud Sudan è in prima linea nella lotta al cambiamento climatico. L’anno scorso, un milione di persone sono state colpite dalle inondazioni, molte sono state costrette a trasferirsi altrove nel Paese e altre hanno dovuto trovare nuove fonti di sostentamento, spesso richiedendo un rapido cambiamento di usanze secolari”, ha spiegato. “Il Sud Sudan ha bisogno di un accesso urgente ai fondi climatici affinché la sua popolazione possa trovare soluzioni a lungo termine e adattarsi alla crisi”.

La popolazione del Sud Sudan, ricorda Radio Tamazuj, si trova ad affrontare gli effetti cumulativi di molteplici crisi interconnesse: insicurezza e conflitto, compresi gli effetti di ricaduta della crisi in Sudan, shock climatici come inondazioni e siccità e una crisi economica guidata dal deprezzamento della valuta e dall’aumento dei prezzi delle materie prime. Quest’anno le Nazioni Unite e i suoi partner hanno ricevuto solo il 55% dei finanziamenti necessari per sostenere i più bisognosi, contro circa il 75% degli anni precedenti. Per questo il Programma alimentare mondiale (Pam) è stato costretto a dare priorità alle risorse per assistere solo le famiglie più gravemente colpite dall’insicurezza alimentare, e anche in questi casi le famiglie ricevono solo la metà delle razioni.

“Poiché i bisogni continuano a superare le risorse e con un deficit nella copertura e nello sviluppo dei servizi sociali di base, il governo del Sud Sudan deve impegnarsi a migliorare i sistemi sociali e le infrastrutture che aiutano le comunità a trovare la via d’uscita dall’insicurezza alimentare”, si legge nella dichiarazione. Gli operatori umanitari hanno stimato che 9 milioni di persone avrebbero bisogno di sostegno nel 2024, ma per il momento solo 6 milioni potranno averlo.

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