14/02/14 – R.D. Congo – Nord Kivu: uccise decine di ribelli ugandesi

di AFRICA

 

Almeno 230 ribelli ugandesi delle Forze democratiche alleate (Adf-Nalu) sono stati uccisi dall’esercito congolese in Nord Kivu: il bilancio dell’operazione ‘Sokola’ (‘pulire’ in lingua locale), lanciata lo scorso 16 gennaio, è stato comunicato dal governo di Kinshasa. In base ai dati forniti dallo stato maggiore generale delle forze armate regolari (Fardc), nell’operazione di terra ancora in corso hanno perso la vita 22 soldati e altri 68 sono rimasti feriti. Inoltre sono state recuperate armi da fuoco, cellulari, materiali per costruire bombe artigianali e medicinali. la fuga dei combattenti Adf-Nalu nella confinante Provincia Orientale ha rallentato l’andamento dell’operazione.

Intanto dal terreno le Fardc hanno annunciato di aver ormai “il controllo di tutti i grandi bastioni della ribellione ugandese” nel territorio di Beni. “Da quando è cominciata l’operazione, possiamo dire che siamo già arrivati ai tre quarti del lavoro. Le Fardc hanno ripreso con successo Nadwi, Mwalika, Chuchubo, Makoyova 1 e 2” ha detto all’emittente Radio Okapi il portavoce dell’esercito in Nord Kivu, il colonnello Olivier Hamuli. Le ultime ‘vittorie’ delle truppe regolari dovrebbero consentire di riaprire in tempi brevi la strada che ricollega Mbau a Kamango, zona che sarà successivamente rastrellata dai militari. Il colonnello Hamuli non ha però fatto alcun riferimento alle 800 persone rapite dai ribelli ugandesi dal 2010 e di cui non si hanno più notizie, inclusi tre padri assunzionisti portati via dalla diocesi di Mbau nell’ottobre 2012.

Dopo la sconfitta militare della ribellione del Movimento del 23 marzo (M23), le Adf-Nalu sono in cima alla lista dei gruppi armati da sradicare dalla ricca provincia mineraria. Kinshasa e la locale missione Onu (Monusco) sono anche partite in guerra contro gli hutu ruandesi le Forze di liberazione del Rwanda (Fdlr), l’altra formazione ribelle che storicamente destabilizza l’est del Congo, confinante con Rwanda e Uganda.

Ciononostante nelle ultime settimane sono continuate le violenze ai danni dei civili. Tra fine gennaio e inizio febbraio una settantina di civili è stata brutalmente uccisa nel territorio di Masisi. Ieri la Monusco ha scoperto in tre villaggi della zona delle fosse comuni con corpi che riportano segni di machete. Un’inchiesta è stata aperta per identificare il gruppo responsabile dei massacri. Fonti locali della società civile hanno inoltre denunciato rapimenti, attacchi ai danni dei civili, saccheggi di villaggi e insicurezza diffusa che impedisce alla popolazione di svolgere le normali attività quotidiane. In base alle informazioni raccolte è emerso che le ultime violenze sono da ricollegare in parte a vendette incrociate su base etnica tra le comunità hundé e hutu. Nel Masisi sono presenti inoltre diversi gruppi Mayi Mayi Nyatura. – Misna

 

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