Dieci giocatori della squadra nazionale di calcio eritrea hanno chiesto asilo politico in Botswana. Ieri il team dell’ex-colonia italiana ha disputato il match valido per le qualificazioni per i mondiali del 2018 a Francistown, la seconda città del Botswana, perdendo 3 a 1. I dieci atleti si trovano attualmente in stato di fermo alla stazione di polizia a Francistown, dove hanno formalizzato la richiesta di asilo politico per le continue violazioni dei diritti umani in Eritrea. La notizia è stata confermata da Basadi Akoonyatse, vice-presidente della Botswana Football Association (BFA). Ieri, dopo la partita, dieci calciatori eritrei si sarebbero rifiutati di far ritorno al Tati River Lodge, albergo riservato al team eritreo, composto da ventiquattro giocatori. I dieci atleti si sarebbero recati spontaneamente nella vicina stazione di polizia, mentre gli altri quattordici sarebbero pronti a fare ritorno ad Asmara.
L’«Eritrean Movement for Democracy and Human Rights» del Sudafrica ha incaricato questa mattina lo studio legale Bayford and Associates di rappresentare gli atleti. Da fonti diplomatiche è trapelato che il governo eritreo sta esercitando la massima pressione affinché i dieci giocatori vengano rimpatriati quanto prima. Come tutti i giovani eritrei, anche questi calciatori sono militari. Con la deportazione forzata rischiano la galera, torture, persecuzione dei familiari e altro. In passato altri giocatori e atleti hanno chiesto asilo politico durante le trasferte all’estero.
Ogni mese oltre cinquecento eritrei lasciano il loro Paese, scappano da una delle peggiori dittature, pari solamente a quella di Kim jong-un, presidente della Corea del Nord. Naturalmente Isaias Afeworki, presidente della nostra ex-colonia nega fermamente tutte le accuse, ma il rapporto dell’ONU dello scorso giugno rivela ufficialmente ciò che avviene nel Paese.
(15/10/2015 Fonte: Africa Express)
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