Salman Abedi, la storia di un «tranquillo» jihadista libico

di Enrico Casale
Salman Abedi

Era nato e cresciuto in Inghilterra. Ma non si riconosceva nella società che lo aveva accolto e fatto crescere. Guardava così alla terra di origine. Quella Libia in cui erano nati i suoi genitori e nella quale lo Stato islamico aveva e ha un ruolo importante nella guerra civile. Questo era Salman Abedi, 22 anni, l’attentatore che si è fatto saltare nel concerto che la star statunitense Ariana Grande stava tenendo a Manchester domenica sera, provocando decine di vittime.

Salman nasce nel 1994 in Inghilterra dove i suoi si sono rifugiati per fuggire alle grinfie del regime di Muammar Gheddafi. La sua famiglia vive inizialmente a Londra, prima di stabilirsi nel sobborgo residenziale di Fallowfield, un quartiere periferico a Sud di Manchester. Salman, come i suoi genitori, è un devoto musulmano. Ma, per anni, la sua devozione si limita al rispetto dei precetti religiosi. Nulla più. Anche il suo atteggiamento non è per violento. Nel quartiere, pochi lo conoscono ma chi lo conosce non ha una cattiva immagine di lui. «Era un giovane molto discreto, sempre molto rispettoso – ha detto un vicino alla stampa britannica -. Suo fratello Ismael è molto socievole, Salman era più riservato». Salman Abedi inizia anche a studiare Business e management all’Università di Salford, ma abbandona gli studi e non si laurea.

Poi la trasformazione. Forse il rancore per un’integrazione fallita. Forse motivi personali. Forse la ricerca di qualcosa di estremo. Per lui l’Islam diventa più di una fede. Si trasforma in uno strumento di riscatto. Inizia a differenziarsi dai correligionari e dai numerosi conterranei che vivono a Manchester (nella città abita la più grande comunità libica della Gran Bretagna).

L’imam Mohammed Saeed Abedi si accorge di qualcosa. Nota che Salman si è incattivito e mostra «un volto di odio». Quando la guida religiosa pronuncia un sermone che denuncia il terrorismo, Salman lo contesta. La polizia inizia a mettere gli occhi su di lui. Capisce che può essere un rischio, ma non lo arresta perché non ha commesso alcun reato.

Salman è attratto dalla terra di origine. Si reca in Libia, dove probabilmente entra in contatto con esponenti del fondamentalismo islamico. Pochi giorni fa rientra a casa. La testa piena di parole d’ordine jihadiste. E poi, il resto ormai si sa.

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