Perché è importante che la nuova Sirenetta abbia la pelle nera

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di Claudia Volonterio

Occupa uno spazio nella memoria di tutti il celebre film d’animazione Disney “La Sirenetta”, uscito negli Stati Uniti nel 1989 e ispirato alla fiaba dello scrittore danese Hans Christian Andersen, pubblicata nel 1837. A distanza di tempo vale la pena riparlarne oggi e proprio qui su Africa per lo scalpore generatosi in seguito a una scelta che il kolossal d’animazione americano ha fatto per un remake che uscirà nel marzo 2023: Ariel, la protagonista, questa volta ha la pelle scura e sarà interpretata dall’attrice e cantante Halle Bailey. Purtroppo questa novità non è piaciuta a tutti. Da quando, verso la fine del mese scorso, ha cominciato a circolare il teaser del trailer è scoppiata sui social network una polemica, a suon di #NotmyAriel.

L’uscita del teaser di “The Little Marmaid” in uscita a Maggio 2023 negli States ha suscitato nel web un numero non indifferente di reazioni negative. Una parte del pubblico non ha apprezzato che la Sirenetta non riproponga di nuovo una protagonista dalla pelle eterea e i capelli rossi, come la prima versione di più di trent’anni fa. Aldilà dei preoccupanti risvolti razzisti e discriminatori di una polemica del genere che si nasconde dietro idee di “nostalgia”, o “fedeltà” al racconto originale, sulla quale non occorre nemmeno soffermarsi troppo, più utile potrebbe essere conoscere e provare a comprendere quale sia stata invece la reazione delle persone con la pelle nera a tale proposta della Disney e soffermarsi sul perché una scelta del genere non sia in realtà nemmeno poco aderente con la “tradizione”, in risposta alle tante critiche che questo nuovo film d’animazione ha generato.

Nella letteratura e nel cinema molteplici sono gli esempi di sirene con la pelle scura, ancor prima di Ariel. Citiamo per esempio due serie fantasy per giovani con protagoniste sirene dalla pelle nera quali “Skin of the Sea” e “Soul of the Deep”, di Natasha Bowen. Passando dalla letteratura alla cultura popolare c’è una lunga stirpe di sirene dalla pelle nera con culture diverse e tradizioni millenarie. In Africa, come riporta il sito Insider, è famosissima Mami Wata: si tratta di una divinità acquatica seducente e pericolosa, celebrata per secoli in gran parte dell’Africa. Lo spirito dell’acqua viene raffigurato come una donna con una coda di pesce e capelli neri ricci, con un grande serpente avvolto intorno al suo corpo. Persone provenienti da varie regioni sulla costa del continente africano, tra cui Benin, Ghana e Togo, adorano Mami Wata come la divinità dell’acqua più importante. Dalla più celebre la lista è lunga e spazia per varie culture, con la costante della pelle scura. Per fare un altro esempio ad Haiti la Sirène – letteralmente “la sirena” in francese – è l’incarnazione degli spiriti dell’acqua della diaspora africana.

Cercando di cambiare il punto di vista della polemica, soffermandosi invece sulle impressioni generato la nuova versione della Sirenetta sulle persone di colore, africane, afrodiscendenti e non solo, può essere d’aiuto ancora una volta il mondo dei social network. Come riporta il Guardian, su Tiktok stanno spopolando da giorni migliaia di video girati da ragazze afroamericane o che riprendono bambine di colore che guardano il trailer del film e appaiono felici. Emblematica una delle frasi più pronunciate nei video ormai diventati virali: “Lei è come me!”

Il rispecchiamento, la possibilità che ognuno possa vedersi rappresentato/a da eroi ed eroine che ci somigliano è una necessità che tutti i bambini del mondo hanno e che le grandi case di animazione internazionali sono tenute a considerare.

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