niversità in rete, crowdfunding, passione per la scienza e impegno sociale: sono gli ingredienti di Africa2Moon, un progetto spaziale che sta prendendo quota a Città del Capo.
Nell’immediato l’obiettivo è raccogliere 150.000 dollari. Prima tappa per il finanziamento del lancio di una sonda che dovrà trasmettere immagini della superficie lunare nelle scuole e negli atenei sub-sahariani. Crowdfunding, però, vuol dire anzitutto far conoscere e sensibilizzare. “L’obiettivo è coinvolgere il numero maggiore possibile di persone, ispirando gli scienziati e gli ingegneri del futuro” dice alla MISNA Jonathan Weltman, direttore della Fondazione per lo sviluppo spaziale, promotrice del progetto.
Dal 2009, la Fondazione si impegna sia nella ricerca che nella formazione dei giovani. “Vorremmo – sottolinea Weltman – che i ragazzi africani sognassero di partecipare al nostro progetto, non soltanto alla missione sulla Luna”. Per entrare in orbita, e centrare l’obiettivo, bisogna allacciare le cinture. Prima c’è la raccolta fondi, con il crowdfunding ma poi anche con le donazioni e i contributi di istituzioni o società multinazionali. In un secondo momento il lancio e la missione vera e propria, con le immagini e i dati trasmessi dalla Luna. Infine i corsi di e-learning per gli insegnanti e la diffusione dei contenuti nelle scuole e nelle università, il momento decisivo.
Tenendo a mente, sottolinea Weltman, che il progetto non conosce barriere nazionale e vuole essere inclusivo al 100%. “Il Sudafrica è all’avanguardia nella ricerca spaziale – dice il direttore – ma nel continente sono già diversi i paesi impegnati nella ricerca: dalla Nigeria al Kenya, dalla Tanzania all’Egitto, dall’Algeria al Marocco”.
È tutta l’Africa, insomma, a guardar le stelle e volere la Luna. Lo conferma il progetto Square Kilometer Array, che prevede la costruzione di un radiotelescopio almeno 50 volte più potente di tutti quelli oggi esistenti. Stazioni, antenne e ricevitori stanno venendo su in Australia e in Sudafrica, nel deserto del Karoo, ma anche in altri otto paesi sub-sahariani, adatti a osservare la Via Lattea per le minori interferenze radio: Namibia, Ghana, Madagascar, Zambia, Botswana, Mauritius, Kenya e Mozambico.
Africa2Moon, allora, è l’ultimo segnale. Un contributo perché i laureati sub-sahariani possano immaginare di utilizzare competenze e talento non in Europa o in Nord America ma nei loro paesi d’origine. “Oggi – calcola Weltman – almeno il 20% degli esperti si trasferisce all’estero nonostante il continente abbia già ora qualcosa da offrire; a livello di carico e pianificazione siamo già perfettamente in grado di gestire la missione; l’unica cosa che non abbiamo è una base di lancio, ma potremmo usare Baikanour in Kazakistan o Kourou nella Guyana francese”.
– Misna
"botswana"
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