Nigeria, ucciso un altro sacerdote

di Enrico Casale
sacerdote nigeriano ucciso

Un sacerdote nigeriano è stato ucciso mentre stava mediando in un conflitto tra etnie nell’Est del Paese. Il 29 agosto, don David Tanko, parroco ad Ahmadu, nella diocesi di Jalingo, nello Stato di Taraba, è stato fermato da uomini armati sulla strada per il villaggio di Takum, dove avrebbe dovuto partecipare a un incontro per mediare un accordo di pace volto a mettere fine alla crisi che oppone le etnie tiv e jukun, che sono prevalentemente cristiane, anzi con una componente cattolica.

Secondo fonti locali, i malviventi, dopo aver ucciso don Tanko hanno dato fuoco al corpo del sacerdote e alla sua automobile. Mons. Charles Michael Hammawa, vescovo di Jalingo, ha condannato l’uccisione di don David Tanko e ha escluso ogni responsabilità di gruppi estremisti islamici: «La notizia della sua morte – ha detto – ci ha scioccato. La diocesi è in lutto».

Il vescovo ha aggiunto: «Abbiamo predicato la pace e fatto sforzi per portare entrambe le parti al tavolo negoziale. La polizia dello Stato mi ha assicurato che sta indagando sul caso, preghiamo che gli autori siano assicurati alla giustizia. La nostra preoccupazione principale ora – ha proseguito – è di dargli una sepoltura adeguata». «Non vogliamo che vi sia alcuna rappresaglia né vendetta, che non farà che peggiorare la situazione», ha ammonito mons. Hammawa. I funerali del sacerdote si sono tenuti ieri, martedì 3 settembre, nel cimitero diocesano di Jalingo. L’omicidio è avvenuto a un mese di distanza da quello di don Clement Eziagu, della diocesi di Enugu, vittima di un tentativo di rapimento. Come moltissimi cittadini della Nigeria, anche i sacerdoti sono talvolta vittime di azioni violente di diversa matrice; non sempre con movente anticristiano o, comunque, non solo anticristiano.

In una lettera, i vescovi nigeriani chiedono che «il governo nigeriano e i suoi leader si assumano l’obbligo costituzionale di proteggere e difendere ogni cittadino nigeriano indipendentemente dalla sua appartenenza religiosa o etnica». Altrimenti, «il senso di unità nazionale della Nigeria diventa insignificante e inutile. Là dove il governo non riesce a proteggere e difendere il popolo, i cittadini saranno costretti a difendersi da soli».

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