My Home, in Libya

di Pier Maria Mazzola

Antonio, nato in Libia all’epoca in cui era una colonia italiana, ha vissuto a Tripoli e là ha sposato Narcisa. Nel 1970, con il colpo di Stato di Gheddafi, lui e la moglie sono stati costretti ad abbandonare il Paese in tutta fretta.

Intorno a questa ingombrante e rimossa memoria famigliare, Martina Melilli, nipote di Antonio, ricostruisce una mappa dei luoghi mai raccontati facendoli rivivere a Mahmoud, un giovane libico contattato tramite i social network, che le invia foto e video della città.

Attraverso il linguaggio contemporaneo della multimedialità, passato e presente si sovrappongono raccontando una storia collettiva attraverso il filtro di un’amicizia virtuale.

«La presenza di Mahmoud ha cambiato radicalmente l’idea iniziale di questo film, ma mi ha permesso di renderlo più interessante, di raccontare, attraverso il passato, cos’è il presente, e il concetto ormai “liquido” di casa per le nuove generazioni. Mahmoud, inoltre, rappresenta anche il luogo in cui vive, una Libia molto diversa da quella che mio nonno ricorda, in cui tanti giovani della sua età sono cresciuti e si sono formati proprio nel momento in cui è venuta a mancare un’identità collettiva precisa, perché il Paese era diviso da violenze e interessi contrapposti, e nonostante questo hanno continuato a cercare in quel caos la strada per il proprio futuro. Credo che Mahmoud abbia deciso di aiutarmi perché il suo viaggio non è tanto dissimile da quello che ho tentato di intraprendere: io cercavo parte delle mie radici, e lui, che non si è mai spostato dal suo Paese di origine, aveva bisogno di andare altrove, di parlare con qualcuno di cui si potesse fidare per evadere dalla realtà claustrofobica e violenta in cui si è ritrovato a vivere».

Martina e Mahmoud si incontreranno per la prima volta a settembre, in occasione della prima italiana del film nell’ambito del Festival internazionale del documentario “Visioni dal Mondo”.

My Home, in Libya, in selezione ufficiale nella sezione “Fuori Concorso” del Festival di Locarno, fa parte di un progetto più ampio, Tripolitalians, work in progress mirato a una ricostruzione di memorie e alla realizzazione di un archivio multimediale della comunità libico-italiana sparpagliata per l’Italia dopo il colpo di Stato di Gheddafi del 1969. Da questo progetto sono stati prodotti una mostra (Mediateca Regionale Pugliese di Bari, 2014) e nel 2015 il cortometraggio Il quarto giorno di scuola, che documenta in prima persona il quarto giorno di scuola di un bambino appena emigrato dalla Libia, a pochi giorni dall’arrivo nella penisola italiana.

(Simona Cella)

Condividi

Altre letture correlate:

Lascia un commento

Accetto la Privacy Policy

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.