L’isola degli scimpanzé

di claudia

di Claudia Volonterio

In mezzo al Lago Vittoria, in Uganda, c’è un rifugio che protegge centinaia di cuccioli orfani. Sull’isola di Ngamba, dal 1998 finiscono i piccoli scimpanzé sequestrati dalle autorità ugandesi a bracconieri e trafficanti. Senza l’aiuto di veterinari e volontari, questi cuccioli non saprebbero sopravvivere in natura. Non a caso tra operatori e animali si crea una relazione speciale, fatta di complicità, fiducia e affetto

Tramonta il sole sull’isola di Ngamba e gli ultimi raggi incendiano le acque. «Sembra prendere fuoco come fosse una pozza di benzina», sussurra Debbie Cox, che come ogni sera va in spiaggia a godersi lo spettacolo. Assieme a lei, il suo inseparabile compagno: un cucciolo di scimpanzé. «Si chiama Dobbie, quasi come me. Mi è particolarmente affezionato, non mi lascia mai la mano. È incredibile quanto affetto e dolcezza sappiano esprimere questi animali». Debbie, australiana, è una volontaria del Chimpanzee Sanctuary and Wildlife Conservation Trust, ente ugandese che dal 1998 gestisce una riserva per i piccoli primati sfuggiti al bracconaggio.

Un posto sicuro

La riserva è a Ngamba, piccola isola ammantata dalla foresta equatoriale, nel più grande lago d’Africa, il Vittoria, a 23 chilometri da Entebbe: il posto ideale per tenere sotto controllo gli animali e proteggerli dai cacciatori e dai commercianti illegali di selvaggina. Gran parte degli scimpanzé qui ospitati – cinquantadue in questo momento – sono piccoli orfani, sequestrati dalle autorità ugandesi a bracconieri e trafficanti. Il traffico di animali selvatici è un’industria multimiliardaria che prospera in questa parte dell’Africa. In pericolo sono sia i cuccioli, venduti come animali da compagnia, sia gli esemplari adulti, uccisi per alimentare la bramosia di bushmeat, selvaggina. L’Uganda, in particolare, complice la crisi economica e l’aumento della popolazione, ha registrato nell’ultimo decennio un incremento delle attività venatorie illegale ai danni di specie animali protette.

Debbie Cox, volontaria del Jane Goodall Institute, gioca con gli scimpanzé protetti nel santuario degli scimpanzé dell’isola. Il santuario è stato istituito per prendersi cura delle scimmie orfane incapaci di sopravvivere in natura e salvate dai bracconieri dall’Uganda Wildlife Authority. /Foto LUZ

Traumi da superare

Sull’isola finiscono soprattutto le vittime indirette della caccia: i cuccioli di scimpanzé, a cui i bracconieri hanno ucciso i genitori. Alcuni sono anche malati e necessitano di cure veterinarie, altri sono incapaci di vivere autonomamente in libertà perché cresciuti in cattività, in circhi, zoo clandestini o giardini privati. Il team di operatori è composto da ventidue persone tra volontari, allevatori, veterinari. Tutti perseguono la stessa missione: proteggere e seguire gli scimpanzé per tutto il loro percorso di crescita. Tra operatori e animali si crea una relazione speciale, fatta di complicità, fiducia e affetto.

Ogni esemplare ha un trauma da superare. Il piccolo Benny è rimasto orfano a quattro anni, Lara è stata liberata dalla gabbia di un circo dopo tre anni di sofferenze, Hermes è stato salvato dalle grinfie di un uomo che lo teneva legato a una catena, Willy è stato ferito in uno scontro a fuoco tra ranger e bracconieri. Hanno tutti qualcosa in comune: da soli non potrebbero sopravvivere in natura. L’isola di Ngamba rappresenta un rifugio ma anche una sorta di scuola di vita, dove imparare a diventare adulti (uno scimpanzé può arrivare a 60 anni). «Senza le nostre attenzioni sopravvivrebbero solo pochi giorni», conferma un veterinario che si accinge ad addentrarsi nella boscaglia per visitare i cuccioli ammalati. «Coi miei piccoli pazienti si è creato un feeling, una relazione di complicità, fiducia e affetto».

Turisti e volontari

Gli scimpanzé sono le scimmie più simili all’uomo (con cui condividono quasi il 98% del Dna). Sono dotati di spiccata intelligenza ed estremamente socievoli, qualità che li rendono estremamente ricercati come “animali da compagnia”. Anche per questo sono minacciati.

Due volte al giorno i cuccioli vengono sfamati con frutti e bacche. Il momento del pasto, tra i tanti, è uno spettacolo che può essere goduto dai visitatori esterni, cui viene offerta la possibilità di osservare da una piattaforma panoramica i comportamenti degli scimpanzé. Gli introiti delle visite turistiche, rigorosamente controllate, sono fondamentali per tenere in vita il centro. Così com’è cruciale il contributo dei volontari, provenienti da tutto il mondo. Il Chimpanzee Sanctuary and Wildlife Conservation Trust cerca sempre aiutanti disposti a trascorrere periodi di tempo con gli scimpanzé, per nutrirli e contribuire al mantenimento e alla pulizia delle strutture in cui dormono. E, per chi non può partire ma ha a cuore la loro sorte, c’è sempre la possibilità di adottare un cucciolo a distanza, finanziandone le cure vitali. ngambaisland.org

Questo articolo è uscito sul numero 6/2022 della rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’e-shop.

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