La minaccia dei superbatteri mappata in uno studio unico

di claudia

di Céline Nadler

Un passo fondamentale verso il controllo della minaccia mortale dei superbatteri – batteri, virus, parassiti e funghi che sono resistenti alla maggior parte degli antibiotici – è appena stato compiuto da 14 Paesi africani, i quali hanno pubblicato nei giorni scorsi importanti resoconti che mostrano risultati nella capacità di sorveglianza della resistenza ai farmaci.

I risultati sono stati mappati in uno studio coordinato da One Health Trust, a capo del consorzio Mapping antimicrobial resistance and antimicrobial use Partnership (Maap) con gli Africa Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), l’African Society for Laboratory Medicine (Aslm) con il supporto dell’Uk Aid Fleming Fund, con l’obiettivo di fornire una panoramica della situazione della resistenza antimicrobica in tutto il continente a partire da una fonte unica di informazioni da inserire nei piani strategici nazionali sanitari africani.

“Maap ha collaborato con gli Stati membri dell’Unione africana e ha inserito l’antimicrobial resistance sulla mappa dell’Africa per la prima volta. Un passo fondamentale per affrontare la minaccia della resistenza antimicrobica nel continente”, ha affermato Yewande Alimi, coordinatore del programma Africa Cdc Amr.

I rapporti sull’uso antimicrobico in Africa, basati su dati di sorveglianza raccolti tra il 2016 e il 2019, sono stati pubblicati in questa prima fase del Maap da Burkina Faso, Camerun, Eswatini, Gabon, Ghana, Kenya, Malawi, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Tanzania, Uganda, Zambia e Zimbabwe. Con oltre 819.500 dati antimicrobial resistance (Amr), provenienti da 205 laboratori, i resoconti mettono in risalto una scarsa capacità di test batteriologici nonché una mancanza di accesso e un uso inappropriato di farmaci antimicrobici. I risultati dello studio dei 14 Paesi coinvolti nello studio indicano che solo cinque delle 15 combinazioni di antibiotici patogeni considerate prioritarie dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Glass) vengono costantemente testate e dimostrano un alto tasso di resistenza antimicrobica.

Inoltre poco più dell’1% dei 50.000 laboratori medici che formano le reti di laboratori a più livelli dei 14 Stati membri partecipanti effettuano test batteriologici e ancora meno sono in grado di condurre il processo scientifico di determinazione della resistenza antimicrobica. Ciò sottolinea l’importanza di ulteriori investimenti nella capacità di laboratorio, compresi i sistemi microbici, le attrezzature e la formazione. “La mancanza di batteriologia e capacità di test Amr documentata dal Maap ha aperto gli occhi. I rapporti pubblicati oggi costituiscono una risorsa unica per le parti interessate nazionali, regionali e globali che lavorano per ridurre l’onere dell’Amr “, ha affermato Pascale Ondoa, direttore della scienza e delle nuove iniziative presso Aslm .

Il Maap ha anche documentato un quadro allarmante del consumo di antimicrobici (Amc) con una combinazione di mancanza di accesso e uso irregolare di antimicrobici. Solo quattro farmaci costituivano più di due terzi (67%) di tutti gli antibiotici utilizzati in ambito sanitario, mentre gli antibiotici della categoria di riserva sono stati trovati solo in sei dei 14 Stati membri del Maap. Le combinazioni fisse di antibiotici non regolamentate rappresentavano il 3,4% di tutti gli antibiotici consumati.

Eppure, avvertono gli esperti, l’Amr rappresenta una delle principali sfide per la salute pubblica del 21° secolo: se l’Africa ha il tasso di mortalità più alto al mondo per infezioni da Amr, con oltre 27 decessi ogni 100.000 abitanti, a livello globale sono 1,27 milioni i decessi attribuibili a infezioni causate da batteri resistenti, decessi che “potrebbero salire fino a 10 milioni nel 2050”. Senza informazioni sui dati sui tassi, i driver e le tendenze della resistenza antimicrobica sia sull’uso di antimicrobici (Amu) che sul consumo di antimicrobici, gli esperti sanitari “volano alla cieca” e non possono sviluppare e implementare politiche per limitare o ridurre la resistenza antimicrobica. Per questo motivo, gli interventi in Africa rimangono per lo più generici poiché non sono disponibili informazioni di base sull’entità del problema a livello nazionale o regionale.

Data la minaccia dell’aumento di organismi resistenti ai farmaci, i capi di Stato e di governo dell’Unione africana si sono impegnati ad affrontare con urgenza la minaccia della resistenza antimicrobica in più settori, in particolare la salute umana, la salute degli animali e l’agricoltura.

L’African Union Framework for Antimicrobial Resistance Control – 2020-2025 descrive in dettaglio le strategie per l’Africa Cdc per migliorare la sorveglianza dei dati, ritardare l’emergenza dell’Amr, limitare la trasmissione e mitigare i danni causati da agenti patogeni resistenti. Sulla base dei risultati, l’Africa Cdc e l’Aslm continueranno a coinvolgere gli Stati membri nella sorveglianza della resistenza antimicrobica e aumenteranno la qualità e la quantità dei dati Amr e Amc raccolti in tutta l’Africa.

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