Invio migranti dal Regno Unito in Ruanda, l’accordo indebolisce Londra

di claudia

Diversi funzionari pubblici britannici hanno più volte avvertito il governo di Boris Johnson di non portare avanti il piano per inviare i richiedenti asilo in Ruanda, Paese escluso dalla rosa dei paesi partner del Regno Unito a causa di “problemi con i diritti umani”.

È quanto riporta la Reuters, citando l’Alta corte di Londra, ricordando che in base a un accordo raggiunto ad aprile, il Regno Unito potrà inviare decine di migliaia di migranti che arrivano illegalmente sulle sue coste a Kigali, nel Paese dell’Africa orientale, in attesa che le domande di asilo abbiano seguito. Tuttavia il primo volo, previsto il mese scorso, è stato bloccato da un’ingiunzione dell’ultimo minuto della Corte europea dei diritti dell’uomo. Ieri si è tenuta l’udienza per decidere quando dovrebbe iniziare un riesame giudiziario completo: la Corte dovrebbe pronunciarsi oggi in tal senso.

Il governo ha promesso di portare avanti il ​​piano, ma la politica sta affrontando un riesame giudiziario presso l’Alta Corte, dove la sua legittimità è stata contestata. I legali che agiscono per conto dei richiedenti asilo di paesi come Siria, Sudan e Iraq, così come enti di beneficenza e personale delle forze di frontiera, hanno presentato alla Corte migliaia di documenti che dettagliano le discussioni interne del governo sulla politica.

Nel febbraio dello scorso anno, l’Alto commissario britannico per il Ruanda ha affermato in una nota che il Ruanda non dovrebbe essere selezionato come luogo di invio dei migranti per una serie di motivi, tra cui il fatto che il Paese dell’Africa orientale è stato accusato di “reclutare rifugiati per condurre operazioni armate in paesi vicini”. Nella nota si afferma anche che il Ruanda “ha una scarsa tutela dei diritti umani, indipendentemente dalle convenzioni che ha firmato” ed è stato più volte criticato dalla Gran Bretagna per “uccisioni extragiudiziali, decessi in custodia, sparizioni forzate e torture”. Un’altra nota interna del governo, risalente al 12 aprile, il giorno prima della firma dell’accordo con il Ruanda, affermava che l’accordo era “inapplicabile, consistente in parte di pagamenti anticipati, il che significa che il rischio di frode è molto alto”.

E poi c’è il grande capitolo diritti umani: i funzionari del ministero degli Esteri britannico hanno anche avvertito che se il Ruanda dovesse essere selezionato, “dovremmo essere preparati a limitare le posizioni del Regno unito sulla situazione dei diritti umani del Ruanda e ad assorbire le critiche risultanti dal parlamento britannico e dalle Ong”.

Yolande Makolo, portavoce del governo ruandese, ha criticato quelle che ha definito “idee sbagliate” sul modo in cui i migranti saranno trattati in Ruanda: tuttavia il governo ruandese non è parte procedimento presso l’Alta corte. “Il Ruanda è un paese sicuro e protetto con un track record di sostegno ai richiedenti asilo” ha dichiarato un portavoce del governo britannico citato da Afp. “Restiamo impegnati in questa politica volta a rompere il modello di business delle bande criminali e salvare vite”.

Il governo di Londra sostiene che la politica di espulsione distruggerà il modello di business delle reti di traffico di esseri umani, dopo che un record di 28.500 persone hanno attraversato la Manica su piccole imbarcazioni lo scorso anno. Tuttavia, un rapporto della commissione per gli affari interni del parlamento, lunedì scorso, riferisce che non ci sono prove chiare sul fatto che il piano possa scoraggiare i migranti.

“Il piano del governo per il Ruanda è un disastro totale” ha dichiarato Yvette Cooper, portavoce degli affari interni del partito laburista britannico. “Le rivelazioni di oggi mostrano che i ministri sapevano che la politica era inapplicabile, che sarebbe stata a rischio di frode molto elevato e avrebbe minato la politica estera del Regno unito e la nostra capacità di sollevare la questione dei diritti umani in Ruanda”. 

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