Il coraggio di Farida, che lotta contro lo stigma della disabilità

di claudia

Farida Bedwei è una donna ghanese che non si ferma davanti a nulla. Nonostante la paralisi cerebrale diagnosticata dopo la nascita, è oggi ingegnere, scrittrice e creativa. Ha creato un fumetto, poi diventato cartone d’animazione, che aiuta i bambini con la sua stessa disabilità a non vederla come un impedimento, ma una forza.

di Angelo Ravasi

Ci vuole fantasia e molto coraggio, cose che non mancano a Farida Bedwei. Ingegnere del software ghanese e cofondatrice di Logicifel, una società fin-tech in Ghana, scrittrice e creativa. Per combattere un handicap, di cui lei stessa soffre, e dimostrare che le persone portatrici di disabilità hanno punti deboli e punti di forza come tutti gli altri, si inventa un fumetto, una supereroina, malata come lei di paralisi cerebrale, che non si ferma davanti a nulla grazie alle sue stampelle che diventato il simbolo della sua forza, del suo super-potere. Farida è una donna che si è fatta strada in una società, quella ghanese ma un po’ di tutta l’Africa, dove possono solo i maschi. Nel continente africano le donne, pur essendo il vero motore della società in generale e di quella familiare, non hanno ancora la considerazione che meritano. Anzi, sono spesso vessate, messe ai margini, le sono precluse quelle attività, quei lavori che i maschi pretendono di tenersi per sé, perché non “adatti” alle donne. Insomma, la presunzione maschile regna sovrana. Ma Farida è riuscita laddove molti maschi non sono stati in grado di affermarsi. Ma oltre che donna, la Bedwei, è anche handicappata. Un’onta in Africa. La disabilità non è certo accettata, anzi è vista come una maledizione che piomba cupa sulla famiglia. Non è stato così per Farida. Anzi è diventata il motore stesso della sua esistenza.

Il giorno dopo la nascita a Farida viene diagnosticata una paralisi cerebrale. È nata a Lagos in Nigeria e ha trascorso la sua prima infanzia vivendo in tre Paesi diversi – Dominica, Grenade e Regno Unito – a causa del lavoro di suo padre con il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite. All’età di 9 anni la sua famiglia si traferisce in Ghana.  Per la giovane Farida la famiglia è stata fondamentale. Il padre capisce la passione per computer della giovane figlia all’età di 15 anni e da lì parte la sua carriera. Munita di stampelle a causa della sua disabilità, Farida non si è fermata davanti a nessun muro. Li ha superati con grande abilità. Ma non le è bastato tutto ciò. Non è sufficiente fare carriera, nonostante donna e disabile. Vuole fare qualcosa di più. Trovare il modo di dire a tutti, in particolare ai bambini, che la disabilità non è un impedimento, anzi è una forza. Lei stessa, in un’intervista ad Africanews, spiega che le persone con “disabilità sono descritte come deboli, ma abbiamo punti deboli e punti di forza come tutti gli altri ed è ora che l’attenzione si sposti da ciò che non possiamo fare a ciò che possiamo fare”. Così inizia la sua battaglia in difesa dei diritti dei disabili. Scrive un libro intitolato “Definition of a Miracle”, che lei stessa definisce come un “racconto di fantasia di alcune esperienze che ho avuto da bambina, crescendo con paralisi cerebrale in Ghana”. Come in molti paesi africani, e il Ghana non fa differenza, esistono leggi per la difesa dei diritti dei disabili, ma rimangono sulla carta, hanno poca efficacia. Non riescono a incidere sulla realtà, faticano a scalfire le credenze e le superstizioni ancestrali. Leggi che rimangono lettera morta.

La supereroina Karmzah

Farida si chiede cosa possa fare per cambiare le cose. Come far capire, soprattutto ai bambini, che la disabilità non è uno stigma, che anche con delle stampelle puoi fare ciò che vuoi e non sei da meno degli altri, i cosiddetti normodotati. Che puoi essere un eroe, anche se devi usare dei bastoni per poterti muovere? Nasce così un fumetto che ha come protagonista la supereroina Karmzah. Farida crea un personaggio straordinario, una guerriera (che poi è lei) che usa le stampelle – che l’aiutano a camminare – per combattere contro i cattivi e difendere i deboli. Con quelle due stampelle fa acrobazie in volo, corre e salta ma guai a perderne una. L’idea di creare il fumetto – diventato un cartone con l’animazione creata dal team Leti Arts in Ghana, società di videogiochi di Accra – è nata per dare consapevolezza ai bambini con paralisi cerebrale di poter essere fieri di sé stessi e far comprendere che si possono fare tante cose, dalle più normali alla più straordinarie. Quelle stampelle, che per molti sono un impiccio, qualcosa da nascondere, per Karmzah (alter ego dell’archeologa Morowa Adjei) sono la sua forza, il potere di supereroina deriva proprio da quelle stampelle, senza le quali non potrebbe fare nulla. “Karmzah – racconta Farida – suona come il nome di una guerriera senza fronzoli, che sconfigge i cattivi. Con i suoi limiti, ha la paralisi cerebrale e cammina con le stampelle, ma combatte e fa acrobazie da supereroe”.

(Angelo Ravasi)

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