Gli africani beffati dal “Green Pass”

di claudia


I vaccini donati con il programma Covax all’Africa da istituzioni internazionali e dai Paesi europei non vengono poi considerati validi per la richiesta del Green pass in quegli stessi Paesi che li hanno donati. Nemmeno il vaccino di AstraZeneca prodotto in India. Il presidente dell’OMS: “Questa è la vera apartheid vaccinale”

di Luca Onesti

Il presidente dell’OMS Ghebreyesus l’ha definito “apartheid vaccinale”. Le vittime? Le popolazioni dei Paesi più poveri in particolare dell’Africa. L’introduzione del Green Pass europeo e di meccanismi simili, che fanno dipendere dalla certificazione dell’avvenuta somministrazione del vaccino la possibilità di accedere a tutta una serie di luoghi e di servizi o di viaggiare senza obbligo di quarantena, esclude dalla mobilità quella larghissima fascia di popolazione che in Africa e in molti paesi a medio o basso reddito non ha la possibilità di accesso al vaccino nel breve e medio termine.
Inoltre, come è stato segnalato, alcuni vaccini donati con il programma Covax da istituzioni internazionali e dai Paesi europei non vengono poi, paradossalmente, considerati validi per la richiesta del Green pass in quegli stessi Paesi che li hanno donati. Il caso più eclatante è quello del vaccino Covishield, di formulazione AstraZeneca ma prodotto in India, fornito in grandi quantità a molti Paesi africani compresa la Sierra Leone, ma che in diversi Paesi europei non garantisce l’emissione del Green pass. Se molte segnalazioni di questo cortocircuito normativo hanno portato al riconoscimento di questo specifico vaccino ai fini del pass da parte di una serie di paesi europei , in altri, tra di essi l’Italia, questo non è ancora avvenuto.

In questa zona grigia di vaccinati che non hanno accesso al pass, si trovano diversi cittadini europei residenti all’estero, così come studenti non europei che svolgono il loro corso di studi in Europa e, pur vaccinati, si vedono negati visti e ingressi nei paesi in cui dovrebbero tornare a studiare. Quello che in questi casi può essere percepito come un “vuoto normativo”, risulta però essere un meccanismo di discriminazione ben più ampio se si considera che del novero di vaccini autorizzati all’uso di emergenza dall’OMS a livello globale, solo i quattro autorizzati anche dall’EMA (European Medicines Agency) danno accesso al Green Pass europeo. Le forniture di vaccini del programma Covax (per l’Africa ma non solo) includono infatti ad esempio un grande numero di dosi di vaccini cinesi, che sono ben lungi dall’essere presi in considerazione per il Green Pass. E se questo dispositivo si dovesse imporre nel lungo termine come lasciapassare per l’accesso ai servizi, ai luoghi lavorativi, ai trasporti nei Paesi europei nei prossimi anni, in quel caso si profilano ulteriori barriere per i migranti di molti Paesi, che verranno esclusi dall’accesso ai servizi di base e dalla libertà di movimento in Europa perché non avranno ancora avuto accesso a nessun vaccino o perché avranno ricevuto vaccini considerati di serie B.

(Luca Onesti)

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