Si chiama Raslan Fadl e, fino alla settimana scorsa, lavorava come medico in una clinica a Mansoura, nella regione del Delta del Nilo in Egitto. LunedƬ scorso (ma la notizia ĆØ stata diffusa solo ieri) ĆØ stato condannato a due anni di carcere e ai lavori forzati per la morte di una ragazza di 13 anni alla quale aveva praticato le mutilazioni genitali femminili. Anche il padre della giovane ĆØ stato condannato a tre mesi di carcere (pena sospesa) per aver voluto che la figlia si sottoponesse allāinfibulazione.
La sentenza ĆØ storica perchĆ©, per la prima volta, un medico e un padre sono stati condannati, sebbene con pene lievi, per le mutilazioni genitali femminili. Questa pratica antichissima, precedente allāavvento dellāIslam (al quale ĆØ erroneamente associata), ĆØ molto diffusa.Ā L’Organizzazione Mondiale della SanitĆ ha stimato che l’abbiano subita 130 milioni di donne nel mondo e che 3 milioni di bambine siano a rischio ogni anno.Ā L’area più colpita ĆØ lāAfrica subsahariana, ma anche in Egitto ĆØ molto diffusa. Qui, secondo lāufficio nazionale di statistica, il 90% delle donne con più di 14 anni ha subito il doloroso intervento che prevede la rescissione di parte dellāorgano sessuale femminile e la cucitura parziale della vagina. Solo dal 2008 esiste una legge che in modo inequivocabile condanna le mutilazioni, norma approvata dopo la morte di una bambina a Minya nel 2007. Ed ĆØ proprio in forza di questa legge che il dottor Raslan Fadl ĆØ stato condannato.
Anche se, per la veritĆ , lāiter processuale ĆØ stato tuttāaltro che lineare. In primo grado infatti erano stati assolti sia il medico sia il padre. La sentenza aveva destato scalpore e le forti proteste delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. In secondo grado però la corte ha ribaltato il verdetto con la condanna di entrambi.