Angelique Kidjo, una canzone contro i matrimoni precoci

di Enrico Casale
Angelique Kidjo

Una canzone per dire no ai matrimoni infantili. A scriverla è stata Angelique Kidjo, la 57enne musicista beninese vincitrice del premio Grammy e ambasciatrice dell’Unicef, in collaborazione con un gruppo di artisti beninesi. Lei stessa ha definito questo lavoro collettivo come «un bellissimo simbolo dell’unità degli artisti beninesi per una causa giusta».

Una canzone in Africa ha un valore maggiore di mille appelli. Le note e i versi circolano per le strade, si spandono nell’aria e diventano parole d’ordine seguitissime dalla gente comune. In questo, forse, gioca il forte ruolo avuto in passato dai cantastorie che, allo stesso tempo, erano i depositari e coloro che tramandavano il sapere anche attraverso la musica. Il loro ruolo quindi andava ben al di là del semplice intrattenimento. I cantanti di oggi sono, in parte, gli eredi di quella tradizione e si fanno portavoce di messaggi culturali importanti. Come quello della lotta contro i matrimoni infantili.

«Una bambina è ancora un bambina – ha detto Angelique Kidjo – e non può essere una moglie o una madre. Bisogna lasciare che viva la sua vita e sia liber». Nel disco, la Kidjo canta una traccia in francese. Gli altri artisti artisti (Zeynab, Kalamoulai, Sessimè, Olga Vigouroux, Dibi Dobo, Sagbohan Danialou Don Metok e Norbeka) interpretano tracce in vari dialetti locali.

Il video, visto da oltre un milione di volte da quando è stato condiviso sulla sua pagina di Facebook poco più di una settimana fa, è nato in collaborazione con l’Unicef (agenzia Onu per l’infanzia) per sensibilizzare la gente comune che il matrimonio infantile è una aberrazione.

Il matrimonio infantile è una piaga molto diffusa in Africa occidentale. Molte ragazze sono costrette a sposarsi con uomini più anziani e ciò mina la loro vita soprattutto in caso di gravidanze precoci. Secondo la Banca mondiale, il matrimonio infantile costerà nei prossimi anni miliardi di dollari ai Paesi in via di sviluppo, ostacolando gravemente gli sforzi globali per eliminare la povertà. Secondo gli esperti, una ragazza su tre nel mondo in via di sviluppo si sposa prima dei 18 anni. La Banca Mondiale ha dichiarato che la fine del matrimonio infantile ridurrebbe la crescita della popolazione, migliorerebbe l’educazione e aumenterebbe le entrate famigliari.

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