Nonne solari

di claudia

di Jasmine Ayodele

Il Barefoot College illumina il futuro delle donne nelle campagne più “buie” del sud del mondo. “Università dei piedi scalzi”: un’istituzione indiana che da oltre mezzo secolo offre formazione gratuita alle donne analfabete dei villaggi rurali, insegnando loro a sfruttare l’energia solare. Ora ha aperto sedi anche in Africa, continente dove il 60% della popolazione non ha accesso all’elettricità

Le chiamano “Solar Mamas”, le nonne solari. Hanno tra i 40 e i 50 anni, non sono mai andate a scuola, vivono in zone rurali povere e sperdute del sud del mondo. Sono la prova vivente che il sogno di Bunker Roy, attivista sociale ed educatore indiano, 78 anni, si è trasformato in realtà. Nel lontano 1972, Roy (che è stato incluso dal settimanale Time nelle cento personalità più influenti del mondo) aprì nel suo villaggio natale di Tilonia, nel Rajasthan, un centro di formazione riservato alle donne analfabete o semianalfabete delle campagne dell’India, prive di elettricità. Lo chiamò Barefoot College (Università dei piedi scalzi). Obiettivo: istruire leader comunitarie all’utilizzo dell’energia pulita. Per illustrare e spiegare i rudimenti della tecnologia solare ideò un metodo di insegnamento efficace, adatto a chi non aveva avuto la fortuna di istruirsi.

In oltre cinquant’anni la sua istituzione ha formato decine di migliaia di donne di quasi cento Paesi, dall’Asia all’America Latina, all’Africa. I corsi tecnico-pratici sono completamente gratuiti – finanziati da enti pubblici o privati – e durano poche settimane, al termine delle quali le beneficiarie sono in grado di installare pannelli fotovoltaici e costruire e aggiustare lampade solari. «Non rilasciamo diplomi e non abbiamo un approccio accademico», spiega Roy. «Durante le lezioni usiamo immagini colorate, linguaggio dei segni, marionette animate, dimostrazioni pratiche secondo il principio del learning by doying: si impara facendo. Soltanto qui una donna che non ha studiato può diventare ingegnere».

E, quando tornano a casa, le Solar Mamas illuminano il futuro dei propri villaggi, sfruttando le potenzialità del sole, ma anche del vento e dell’acqua, per creare energia. «Selezioniamo con attenzione le nostre allieve», fa sapere l’ideatore del Barefoot College. «Scegliamo donne di una certa età, punti di riferimento per le comunità rurali, perché non si sposteranno in città ma trasferiranno le competenze acquisite nelle proprie regioni di origine: il sapere sarà sfruttato in modo redditizio, verrà trasmesso da donna a donna e resterà nella comunità, a beneficio di tutti». Il principio, ispirato alla filosofia gandhiana, è quello dello sviluppo sostenibile, guidato dagli strumenti della conoscenza condivisa, dal dialogo partecipativo, dall’intraprendenza e dall’intelligenza di tante donne non istruite – pertanto relegate ai margini della vita economica e sociale – assetate di riscatto. I risultati sono impressionanti: nei villaggi delle Solar Mamas – a cui vengono forniti, al termine delle lezioni, kit solari facili da installare – in pochi anni si sono registrati significativi miglioramenti della qualità di vita. Nelle abitazioni sono sparite le lampade a petrolio nocive per la salute, molte donne hanno avviato botteghe e attività lavorative alimentate con pannelli solari, i loro figli hanno finalmente potuto studiare anche di sera.

Le prime africane a beneficiare della formazione offerta dall’istituto indiano sono state, nel 2011, cinque donne masai della Tanzania che hanno frequentato il corso di formazione in India. Da allora sono state formate centinaia di altre “nonne solari” provenienti dall’Africa subsahariana – dalla Sierra Leone al Kenya, dal Mozambico al Ciad –, dove il 60% della popolazione non ha accesso alla corrente e dove 800 milioni di persone non hanno interruttori e lampadine a casa. Sono questi numeri a convincere il Barefoot College ad aprire succursali nel continente africano. L’ultima è stata inaugurata nel luglio 2019 in Madagascar, con il sostegno del ministero dell’Energia di Antananarivo e il contributo del Wwf. «Istruire le donne nel loro ambiente è più sostenibile ed efficiente perché riduce il tempo e i costi della formazione nonché l’inquinamento creato dai viaggi aerei», sottolinea l’organizzazione ambientalista. La sede malgascia del Barefoot College si trova nella comunità rurale di Tsiafajavona, settanta chilometri a sud della capitale. In quattro anni di attività sono già 61 le donne che hanno completato il percorso formativo. «L’obiettivo», dicono i promotori, «è formare entro il 2030 circa 750 “ingegnere solari” del Madagascar, che garantiranno l’erogazione di energia solare a 630.000 famiglie rurali».

Per toccare con mano questa rivoluzione basta visitare il piccolo villaggio di Ambakivao, sulla costa occidentale dell’isola. Fino a poco tempo fa, quando calava il sole piombava nel buio più assoluto. Adesso, la sera è rischiarata da decine di lampade solari che illuminano abitazioni e piccole botteghe. «E attorno a queste luci si è accesa la speranza di un futuro luminoso», commenta Yolande Randrianambinina, una Solar Mama occupata a riparare una rete da pesca al chiarore di una lampada solare, mentre la nipotina, accanto a lei, studia.

Questo articolo è uscito sul numero 2/2024 della rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l‘e-shop.

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