Massoneria, il lato oscuro dell’Africa

di Enrico Casale

afriquemacSi conclude oggi la due giorni del Rehfram (Rencontres humanistes et fraternelles africaines et malgaches), il grande incontro annuale dei massoni africani, europei e caraibici. Quest’anno l’happening si è tenuto a Lomé, in Togo. All’appuntamento hanno partecipato 700 «fratelli» che hanno discusso del tema: «Cadere non è un fallimento; il fallimento è rimanere là dove si è caduti».

La massoneria è una realtà ben presente e attiva in Africa. La prima loggia è nata nel 1781 a Saint Loius (Senegal) come filiazione della Grande Loge de France. Da allora si è diffusa in tutto il continente. Nell’Africa settentrionale e centrale è strettamente legata alle obbedienze francesi. In quella orientale e australe alle obbedienze britanniche.

La gente comune e una parte dei media attribuisce ai «figli dei Lumi» una forte propensione all’affarismo e un grande potere politico. I detrattori li ritengono addirittura pericolosi per la sicurezza dello Stato e autori di riti satanici.

Al di là delle dicerie, la massoneria si sta diffondendo in Africa soprattutto perché i suoi rituali ricordano agli africani quelli della loro tradizione ancestrale. In Africa sono sempre esistite società segrete che, proprio come la massoneria, hanno forti aspetti esoterici e iniziatici. Detto questo è anche vero che in alcuni Paesi africani il potere passa attraverso le logge. In Gabon sia ai tempi di Omar Bongo sia attualmente con il figlio Ali, i membri della classe dirigente venivano e vengono scelti nella massoneria. Lo stesso capita nel vicino Congo, dove il presidente Denis Sassou Nguesso non ha mai fatto mistero di essere affiliato. Così come il presidente ciadiano Idriss Déby-Itno, gli ex presidenti Blaise Compaoré (Burkina Faso), Amadou Toumani Touré (Mali), François Bozizé (Centrafrica), Alpha Condé (Guniea), John Kufuor (Ghana). Si dice che anche Nelson Mandela, il primo Presidente nero del Sudafrica, Nobel per la Pace ed eroe della lotta anti apartheid, fosse massone.

Spesso anche gli oppositori aderiscono per poter accedere alle leve del potere. E talvolta la lotta politica si sposta nelle logge. Come avvenne durante la guerra civile in Costa d’Avorio quando i «fratelli» vicino a Laurent Gbagbo si sedevano su un lato e gli oppositori su quello opposto dell’«officina» guardandosi in cagnesco. In Congo il fatto che Nguesso e Pascal Lissouba fossero entrambi massoni non impedì loro di scatenare una guerra civile che distrusse Brazaville.
A 230 anni dalla nascita delle prima loggia africane, poi, i legami con le obbedienze europee non sono cessati. E spesso attraverso questi legami (soprattutto con le obbedienze francesi) passano traffici (petrolio, armi, minerali preziosi) e interessi politici (si dice che è nelle logge che la Francia tiene i rapporti con alcune ex colonie).
Un fenomeno complesso e, per natura, oscuro quello della massoneria africana. Un’organizzazione della quale non si può comunque non tenere presente se si vuole avere un quadro della situazione politica e sociale del continente.

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