Marocco: l’Europa denuncia la repressione dei giornalisti, contrastanti le reazioni

di claudia

La scorsa settimana, per la prima volta in 25 anni, i parlamentari europei hanno votato al Parlamento di Strasburgo, a larghissima maggioranza, un testo non vincolante che denuncia la sorte riservata ai giornalisti detenuti in Marocco, invitando Rabat a rispettare la libertà di espressione e la libertà dei media. Il caso del giornalista Omar Radi (foto di apertura), evidenziato nella risoluzione, “è emblematico della repressione inflitta dalle autorità marocchine ai giornalisti”. Le reazioni a questo voto sono state contrastanti.

L’organizzazione per la libertà di stampa Reporter senza frontiere ha espresso soddisfazione dopo che il Parlamento europeo ha votato una risoluzione di emergenza che sottolinea il continuo deterioramento della libertà di stampa in Marocco. In un comunicato, Rsf, che da tempo allerta i parlamentari europei su questa situazione, accoglie con favore questa decisione: “Questa è la prima volta in 25 anni che il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione di emergenza sui diritti umani in Marocco. Adottato giovedì 19 gennaio a larghissima maggioranza dei votanti (356 voti favorevoli, 32 contrari, 42 astenuti), il testo chiede alle autorità marocchine di rispettare la libertà di espressione e dei media, ma anche di assicurare ai tre giornalisti attualmente detenuti Marocco, “un processo equo (…) il loro rilascio provvisorio, e cessare immediatamente ogni vessazioni contro tutti i giornalisti, i loro avvocati e le loro famiglie”, sottolinea Rsf.

“Sono ormai diversi anni che allertiamo gli eurodeputati sulle intimidazioni e vessazioni giudiziarie nei confronti dei giornalisti marocchini”, ha dichiarato il segretario generale di Rsf Christophe Deloire. Tre giornalisti sono attualmente detenuti arbitrariamente in Marocco e sono in attesa di un processo equo e non sono stati oggetto di ulteriori vessazioni giudiziarie, secondo l’organizzazione.

Il giornalista Omar Radi (foto di apertura), il cui caso è evidenziato nella risoluzione, “è emblematico della repressione inflitta dalle autorità marocchine ai giornalisti”. Vincitore del Premio Rsf 2022 per la libertà di stampa (categoria indipendenza), è detenuto dal luglio 2020, ed è stato condannato in appello a sei anni di reclusione il 3 marzo 2022 per accuse di spionaggio e stupro.

Si ricordano anche i casi di Taoufik Bouachrine e Souleiman Raissouni, rispettivamente direttore e caporedattore dell’ormai inesistente quotidiano in lingua araba Akhbar al-Yaoum, che sono “altre due vittime della strumentalizzazione di scandali sessuali”. Accusato di “tratta di esseri umani” e “stupro”, Taoufik Bouachrine è stato condannato in appello il 25 ottobre 2019 a 15 anni di reclusione, mentre Souleiman Raissouni è stato condannato il 26 febbraio 2022 a cinque anni di carcere per “violenza sessuale” nei confronti di un giovane attivista Lgbtqi+.

Oltre alla somiglianza delle accuse, i due casi hanno in comune molte irregolarità procedurali, e il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie ha concluso che tali detenzioni erano arbitrarie, considerando che Taoufik Bouachrine e Souleiman Raissouni erano stati presi di mira per aver esercitato la loro professione e il loro diritto alla libertà di espressione.

La delibera denuncia anche la sorveglianza a cui sono stati sottoposti Omar Radi e diversi altri giornalisti, tramite lo spyware Pegasus, da parte della società Nso. I parlamentari chiedono che le autorità marocchine “pongano fine” a questa pratica e “adottino misure legislative per proteggerle da tali pratiche”. Allo stesso tempo, esortano gli Stati membri dell’Ue a “smettere di esportare la tecnologia di sorveglianza in Marocco, in conformità con il regolamento Ue sui prodotti a duplice uso”. Il Marocco è al 135° posto su 180 Paesi nel World Press Freedom Index 2022 di Rsf.

Il Consiglio della Comunità marocchina all’estero (Ccme) ha condannato fermamente la risoluzione del Parlamento europeo che attacca il Marocco. In un comunicato stampa, il Ccme, in qualità di istituzione consultiva per quanto riguarda gli affari della comunità marocchina all’estero, ha affermato che la sua posizione di rifiuto della risoluzione del parlamento europeo è anche un’espressione del rifiuto dei marocchini residenti in Europa e di quelli di nazionalità europea di questa palese ingerenza negli affari del loro Paese di origine.

Questa risoluzione, prosegue il Consiglio, è un attacco esplicito alla storia, vecchia di oltre sei secoli, delle distinte e intrecciate relazioni tra il Marocco e i Paesi europei, coronata dallo status avanzato del Regno con l’Unione Europea come partner strategico dell’Europa e protagonista del dialogo tra le due sponde del Mediterraneo. Secondo il Ccme, rappresenta anche un attacco alla posizione morale che il Marocco gode tra i popoli africani, arabi e islamici.

In questo contesto, il segretario generale del Ccme Abdellah Boussouf invita gli europarlamentari a rispettare milioni di europei di origine marocchina astenendosi dal minare la sovranità nazionale del loro Paese di origine e le sue istituzioni, afferma la nota. Boussouf esorta inoltre tutte le forze politiche attive nell’Ue a riconsiderare questo ignominioso comportamento istituzionale, a rispettare il principio della sovranità nazionale e a promuovere la costruzione di partenariati basati sul rispetto reciproco, sul dialogo costruttivo e sugli interessi strategici.

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