28/08/13 – Ciad – Sul petrolio N’Djamena piega i cinesi

di AFRICA

Si sono concluse con un rifiuto del governo di N’Djamena di autorizzare la ripresa delle attività le serrate trattative con la compagnia petrolifera pubblica cinese (Cnpc), le cui operazioni sono state sospese lo scorso 12 agosto. Lo ha annunciato il ministero ciadiano dell’Energia e del Petrolio, precisando che prima della ripresa delle attività nella regione meridionale di Koudaloua, la società straniera dovrà “costruire una stazione di smaltimento dei fanghi derivanti dalla trivellazione, istallare un inceneritore di rifiuti e un pozzo per lo smaltimento dei fanghi”.

Due settimane fa N’Djamena ha decretato la sospensione dello sfruttamento del greggio nel sud del paese dopo aver riscontrato violazioni flagranti delle norme ambientali. Quattro dirigenti dell’azienda di Pechino hanno già dovuto lasciare il paese e il governo ciadiano potrebbe chiedere un indennizzo per i danni subiti.

I vertici della Cnpc, attiva in Ciad dal 2009 con permessi di esplorazione petrolifera nel sud e la gestione di una raffineria, si sono ora impegnati a attuare tutte le richieste delle autorità e a rispettare le leggi vigenti per “una migliore cooperazione tra le due parti”.

Nell’ex colonia francese dell’Africa centrale lo sfruttamento delle risorse petrolifere è cominciato nel 2003 e, secondo dati ufficiali, nel 2011 la produzione ha raggiunto i 120.000 barili al giorno. Le entrate petrolifere hanno consentito al presidente Idriss Deby Itno di modernizzare l’esercito, di costruire strade ed edifici pubblici, ma finora non sono migliorate le condizioni di vita della maggioranza della popolazione. – Misna

 

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