Troppe bambine, ancora oggi, vengono costrette al matrimonio. Un fenomeno che riguarda molte regioni, ma che in Africa sub-sahariana continua ad avere il suo apice. Ieri, nella giornata mondiale dei diritti umani, Human Rights Watch ha diffuso il dato secondo cui ben 40 bambine su 100 nel continente vengono date in sposa: i governi, ha sottolineato l’Ong, devono agire per contrastare questa pratica.
Nel suo rapporto “Mettere fine al matrimonio infantile in Africa: aprire le porte alle bambine in educazione, sanità e protezione dalla violenza”, l’organizzazione ha evidenziato che nonostante i trattati sui diritti umani di donne e bambini sottoscritti dagli Stati africani fissino a 18 anni l’età minima per i matrimoni, nel continente persiste il tasso più alto al mondo di nozze forzate di questo tipo.
Molti fattori contribuiscono alla diffusione dei matrimoni precoci, secondo Hrw, ma la povertà è uno dei principali motivi per cui le famiglie scelgono di concedere in sposa le bambine. Almeno 20 Paesi africani permettono che le bambine possano sposarsi prima dei 18 anni, con leggi che prevedono eccezioni in caso di consenso dei genitori. Anche il mancato accesso all’educazione contribuisce al problema, così come le tradizioni sui ruoli di genere. «I funzionari del governo non possono assicurare un cambiamento da soli, devono lavorare con i leader religiosi e la comunità, che hanno un ruolo influente nella creazione delle norme sociali e culturali», ha dichiarato la ricercatrice dell’organizzazione in Africa, Agnes Odhiambo. Se non saranno fatti passi avanti, secondo l’Onu nel 2050 il numero delle bambine costrette a sposarsi salirà dalle attuali 125 milioni a 310 milioni.
«Non c’è un’unica soluzione per mettere fine al matrimonio infantile. I governi africani devono impegnarsi a realizzare un cambiamento globale che includa una riforma legale, l’accesso all’educazione di qualità, l’informazione e i servizi di salute sessuale e riproduttiva», ha aggiunto Odhiambo. Secondo il rapporto, una volta sposate le bambine devono abbandonare la scuola, sono esposte a violenze domestiche e sessuali, rischiano la morte per maternità precoce e per Aids. Il matrimonio precoce, insomma, è spesso solo la prima tappa verso un futuro incerto e pieno di rischi per la salute e la salvaguardia dei diritti della sposabambina.
Stando all’Onu, sono 13,5 milioni le bambine e le ragazze che ogni anno nel mondo sono costrette a sposarsi prima della maggiore età: 37mila bambine ogni giorno alle quali, di fatto, viene negata l’infanzia. Come ha recentemente ricordato anche Amnesty International, il fenomeno è molto diffuso pure in Asia meridionale. Il Bangladesh, in particolare, è il Paese al mondo con il più alto tasso di matrimoni di bambine al di sotto dei 15 anni. In Afghanistan, uno studio condotto dal ministero degli Affari femminili nel 2004 ha rilevato che il 57 per cento delle donne intervistate era stato dato in sposa prima dei 16 anni, alcune anche a soli 9 anni. In Iran le donne sono soggette a diffuse e sistematiche discriminazioni nella legge e nella prassi. Sono in vigore disposizioni di legge in materia di status personale che pongono le donne in una posizione subalterna rispetto agli uomini in materia di matrimonio, divorzio, custodia dei figli ed eredità. In base al codice civile iraniano, l’età legale per il matrimonio per le ragazze è di 13 anni, ma possono essere date in sposa anche a un’età inferiore a una persona scelta dal padre o dal nonno paterno, se esiste il permesso di un tribunale.
(11/12/2015 Fonte: Avvenire)
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