Mali-Ecowas, sanzioni diplomatiche ma non economiche

di Enrico Casale

Sanzioni diplomatiche, non economiche, sono state adottate ieri durante la riunione speciale d’urgenza dei capi di Stato della Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas) nei confronti del Mali. Riuniti ieri ad Accra, capitale del Ghana, i leader regionali hanno deciso di sospendere il Mali dalle proprie istituzioni e hanno chiesto con forza la nomina di un primo ministro civile, elemento già previsto e quasi fatto dalla giunta militare guidata dal colonnello Assimi Goita. Goita ha preso le redini del Paese dopo aver spodestato, il 26 maggio, il primo ministro e il presidente della Transizione, rispettivamente Moctar Ouane e Bah N’Daw.

“I capi di Stato condannano fermamente questo recente colpo di stato, che costituisce una violazione delle decisioni prese al vertice straordinario tenutosi a Peduase Lodge, Aburi, in Ghana, il 15 settembre 2020 e una violazione della Carta di transizione”, si legge nel comunicato finale. L’Ecowas ribadisce l’importanza e la necessità di rispettare il processo democratico di adesione al potere, conformemente al Protocollo del 2001 sulla democrazia e il buon governo, e condanna, in particolare, tutte le azioni che hanno portato alla persistente instabilità in Mali e alle sue conseguenze nella regione.

L’organizzazione comunica di “sospendere il Mali dalle istituzioni Ecowas in conformità con le disposizioni” interne, chiede la nomina immediata di un nuovo primo ministro civile e la formazione di un nuovo governo inclusivo per continuare l’agenda di transizione, che prevede la data del 27 febbraio 2022 già annunciata per le elezioni presidenziali. L’organizzazione riafferma il proprio sostegno nell’accompagnare la transizione in Mali. “I capi di Stato chiedono l’immediata attuazione di tutte queste decisioni secondo il calendario di transizione definito. A tal fine, esortano il Mediatore a tornare in Mali entro una settimana per coinvolgere le parti interessate in queste decisioni”, conclude il comunicato.

Intanto, in Mali, il movimento M5-Rfp, su richiesta del colonnello Goita, ha proposto Choguel Kokalla Maiga come nuovo primo ministro di transizione del Mali. È un uomo esperto che ha ricoperto importanti cariche in passato. Esponente del Movimento Patriottico per il Rinnovamento, è stato ministro dell’Industria e del Commercio nel governi guidati dai premier Ahmed Mohamed ag Hamani (dal 2002 al 2004) e Ousmane Issoufi Maiga (dal 2004 al 2007). Ha poi ricoperto la carica di ministro dell’Economia, dell’informazione e della comunicazione nell’esecutivo di Modibo Keita (dal 2015 al 2016). Si è anche candidato alle elezioni presidenziali del 2013, ottenendo il 2,3% dei voti e a quelle del 2018 dove ha ricevuto il 2,2%. Si è poi avvicinato al M5-RFP, movimento di partiti e organizzazioni che nel 2020, con manifestazioni di massa, ha portato alla caduta del presidente Ibrahim Boubacar Keita.

A lui, secondo quanto confermano voci maliane raccolte da InfoAfrica, dpvrebbe spettare il compito di formare un governo inclusivo che dovrà guidare il Paese in una delicata fase di transizione verso una gestione civile. Si attende tuttavia la finalizzazione della nomina, alla luce del vertice Ecowas, e l’accettazione dell’incarico da parte di Maiga.

Assimi Goita è stato ufficialmente nominato capo di Stato e responsabile della transizione dalla Corte costituzionale di Bamako. La sentenza stabilisce che il vicepresidente Goita, “eserciterà le funzioni, gli attributi e le prerogative del presidente della transizione per condurre il processo di transizione alla sua conclusione”, e che porterà “il titolo di presidente della transizione, capo di Stato”. La Corte costituzionale è arrivata al provvedimento dopo aver preso atto della “vacanza della presidenza” a seguito delle dimissioni di colui che fino ad allora era stato il presidente della transizione, Bah N’Daw.

“Abbiamo agito nel supremo interesse della nazione – ha detto Goita -. Abbiamo dovuto scegliere tra la stabilità del Mali e il caos. Abbiamo scelto la stabilità. Oggi ci sono troppi problemi in Mali, motivo per cui abbiamo bisogno di una coalizione, dobbiamo unire le mani per salvaguardare l’interesse supremo della nazione. Non abbiamo altra scelta”, ha spiegato Goita giustificando il colpo di mano.

Secondo le nostre fonti, il golpe di Goita è sostenuto in patria da una parte significativa dei maliani che apprezza l’iniziativa dei militari.

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