07/02/2014 – Centrafrica – Musulmani in fuga, accuse ai soldati ciadiani

di AFRICA

 

“Ancora oggi prosegue l’esodo forzato di cittadini centrafricani di confessione musulmana e di civili di altre nazionalità. Lasciano la capitale a bordo di macchine, di camion scortati dai soldati della Misca e di Sangaris ma anche con voli aerei. Purtroppo i recenti sviluppi politici positivi non fermano violenze ed esazioni”: lo dice alla MISNA padre Dieu Béni Mbanga, cancelliere dell’arcivescovado di Bangui. Da Ginevra l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr/Acnur) ha riferito che circa 9000 persone, per lo più musulmane, sono fuggite dal Centrafrica negli ultimi dieci giorni. Più della metà sono centrafricani mentre gli altri, soprattutto donne e bambini, sono ciadiani, camerunensi, maliani e nigeriani. L’Acnur lancia l’allarme per l’arrivo in massa di rifugiati a Kentzou (est del Camerun), dove l’agenzia Onu sta allestendo un centro di accoglienza. Nella sola Kentzou sono stati registrati 20.000 rifugiati, ospitati da parenti, amici, nelle moschee e in accampamenti di fortuna che sorgono per strada. Prima della crisi in atto da quasi un anno a Bangui, 92.000 centrafricani erano già rifugiati nel paese confinante. Stessa situazione di emergenza umanitaria si è creata in Repubblica democratica del Congo dove, secondo dati Acnur, il flusso si sta intensificando negli ultimi giorni e i profughi sono più di 60.000. Nell’intera regione dell’Africa centrale il numero di rifugiati centrafricani ha superato la soglia dei 246.00.

L’esodo forzato dei centrafricani di confessione musulmana e il rimpatrio verso il paese di origine di altri africani riguarda anche le città di Bossangoa e Bouca, nell’ovest del Centrafrica. Gli operatori umanitari, tra cui Medici senza frontiere (Msf), denunciano un clima di “violenza inaudita”, di “odio” e di “incitamento ad uccidere” da parte di alcuni gruppi armati, chiedendo alla comunità internazionale “un maggior coinvolgimento a tutela delle popolazioni”. Fonti di stampa hanno riferito che stamattina a Bangui un uomo caduto da un camion scortato da truppe ciadiane della Misca è stato linciato dalla folla mentre un altro convoglio è stato attaccato da miliziani Anti-Balaka (a maggioranza cristiana), successivamente dispersi dalla forza africana.

Intanto una pesante condanna è giunta dalla piattaforma dei leader religiosi centrafricani, in un paese a maggioranza cristiana (80%) con una componente minoritaria musulmana (10%) e animista (10%). “Denunciamo le violenze commesse in nome della religione così come la loro strumentalizzazione a fini politici. Si cerca di imporre una guerra religiosa a un popolo che ha sempre vissuto in armonia” ha dichiarato l’arcivescovo di Bangui, monsignor Dieudonné Nzapalainga. “C’è sempre stata coesione tra la gente. Non c’è alcun motivo per trascinare la religione in un conflitto puramente politico” ha fatto eco l’imam Oumar Kobine Layama, presidente del Comitato islamico del Centrafrica. Dal canto suo il pastore Nicolas Guerekoyame, rappresentante delle Chiese protestanti, ha auspicato una “soluzione celere al coinvolgimento diretto negativo del Ciad nel conflitto centrafricano, causa principale di caos sul piano umanitario e della sicurezza”.

Un’accusa nella stessa direzione è stata formulata anche dal Consiglio nazionale di transizione (Cnt, parlamento provvisorio) riunito a Bangui per una sessione straordinaria dedicata alla sicurezza e al perdurare delle violenze, che negli ultimi giorni si sono manifestate anche nelle città di Dékoa, Boda, Kaga-Bandoro, Berberati, M’Baiki e Mbata. Al centro del dibattito parlamentare c’è la questione dell’operatività delle Forze armate centrafricane (Faca) e il ritiro delle truppe ciadiane dalla Misca accusate di violenze e violazioni ai danni dei civili, di esazioni durante le operazioni di rimpatrio ma anche di complicità con gli ex ribelli Seleka (a maggioranza musulmana). – Misna

 

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