Ue e Italia, pronti aiuti all’Eritrea. Proteste degli esuli

di Enrico Casale

Isayas AfeworkiUnione europea e Italia si sono impegnate a trasferire fondi all’Eritrea affinché Asmara collabori ad arrestare i flussi migratori. Su questa iniziativa però ci sono molte perplessità avanzate da rifugiati eritrei, docenti universitari, membri della diaspora.

Ma andiamo con ordine. Nel 2014, 37mila migranti eritrei sono arrivati in Europa. Fuggono da un regime dispotico che vieta l’attività dei partiti politici di opposizione, chiude i media indipendenti, limita l’azione delle organizzazioni della società civile e dei gruppi religiosi non autorizzati. Secondo Amnesty International, la libertà di espressione e di associazione è fortemente limitata, la coscrizione militare è obbligatoria e, spesso, a tempo indeterminato. Migliaia di prigionieri di coscienza e prigionieri politici, sempre secondo Amnesty, hanno continuato a essere trattenuti in detenzione arbitraria e in condizioni difficili. Tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti sono molto comuni nel Paese.

Di fronte a questa situazione, l’Unione europea sta per firmare con Asmara l’11° accordo di cooperazione nell’ambito del Fondo europeo per lo sviluppo. Questo implicherebbe un pacchetto di aiuti di 312 milioni di euro, il triplo di quanto stanziato nel 2007. Anche l’Italia dovrebbe fare la sua parte avviando rapporti diplomatici normali e contribuendo con un aiuto di 2,5 milioni di euro.

La fiducia nei confronti dell’Eritrea sarebbe giustificata da una ventilata apertura del regime di Asmara. Negli ultimi mesi i dirigenti eritrei hanno riconosciuto l’esistenza di un «problema di emigrazione» (in passato parlavano solo di diserzioni) e hanno accettato di approvare una norma che stabilisca in 18 mesi la durata del servizio militare.

«Non ci sono prove del fatto che l’Eritrea abbia attuato riforme nel suo regime per i diritti umani, compreso il servizio militare», ha denunciato a fine marzo un gruppo di personalità della diaspora e di docenti universitari. Per questo motivo, hanno chiesto ai Governi Ue di rispettare il principio di non respingimento e di procedere con le richieste d’asilo. Ma, soprattutto, hanno chiesto di sospendere gli aiuti fino al momento in cui l’Eritrea non garantirà l’accesso nel Paese di una Commissione d’inchiesta Onu che indaghi sulle accuse di violazioni dei diritti umani.

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