Tunisia: escalation a Sfax, il nodo dei migranti diventa crisi

di claudia
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di Céline Camoin

È una drammatica goccia che ha fatto traboccare il vaso l’uccisione di un cittadino tunisino nel corso di un violento alterco con un migrante subsahariano nella zona di Sfax a circa 300 km a sud da Tunisi sulla costa occidentale del Paese. La località marittima è il punto di partenza di un gran numero di attraversamenti clandestini verso l’Europa e in primis l’Italia.

La tensione palpabile nei quartieri popolari è sfociata in scontri nel fine settimana, fino all’accoltellamento mortale di un tunisino.

Decine di migranti sono stati arrestati e secondo un’organizzazione si supporto ai migranti, almeno una ventina sono stati espulsi manu militari verso la Libia, abbandonati alla propria sorte al punto di frontiera. Alcune testimonianze denunciano arresti arbitrari, e ogni persona con il colore di pelle nera viene sospettata a priori.

L’escalation è stata martedì al centro di una conversazione tra il presidente della Repubblica, Kais Saied, e il capo del governo di unità nazionale libico, Abdelhamid Dbeibbah, si legge in un comunicato diffuso dalla Presidenza della Repubblica. “Si sono sollevate una serie di questioni, tra cui il fenomeno dell’immigrazione irregolare e la necessità di unire gli sforzi per trovare soluzioni urgenti. Il capo dello Stato ha colto l’occasione per sottolineare al funzionario libico che per far fronte all’aumento del fenomeno dell’immigrazione irregolare è importante progettare una soluzione collettiva che coinvolga tutti i Paesi interessati, siano essi del sud o del nord del Mediterraneo”, indica la Presidenza tunisina, secondo media locali.

A questo proposito, il presidente Saied ha ricordato l’iniziativa da lui annunciata, che consiste nel tenere un vertice ad alto livello che riunisca i vari soggetti interessati per affrontare le origini del fenomeno prima di esaminarne i potenziali impatti e le ricadute.

La gestione dei migranti, in particolare dei clandestini, in Tunisia è diventata priorità e argomento internazionale dopo un controverso discorso del 21 febbraio 2023 del presidente Kais Saied che ha criticato l’immigrazione irregolare e l’ha presentata come una minaccia demografica per il suo Paese.

Da quel momento si sono moltiplicate le denunce di arresti e espulsioni, ma anche la tensione in generale. Dopo la morte del tunisino a Sfax tra lunedì e martedì, alcuni appelli sono stati diffusi per “vendicare” l’uccisione, facendo temere una caccia al migrante.

Martedì, Saied si è anche recato alla sede del ministero dell’Interno a Tunisi, per parlare della situazione a Sfax “dopo l’atto criminale che vi è avvenuto”. La Tunisia “non accetta che chi non rispetta le sue leggi risieda sul suo territorio, né che sia Paese di transito (verso l’Europa) o terra di reinsediamento per i cittadini di alcuni Paesi africani”, ha detto.

La maggior parte dei migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana arriva in Tunisia per poi tentare di raggiungere l’Europa via mare, sbarcando illegalmente sulle coste italiane.

Il capo dello Stato ha detto martedì che dietro l’immigrazione clandestina ci sono “reti criminali” e che il loro scopo è di turbare la “pace sociale in Tunisia”.

Secondo Romdane Ben Amor, capo del Forum per i diritti economici e sociali (Ftdes), ong locale che segue le questioni migratorie in Tunisia, l’attuale tensione a Sfax non è affatto improvvisa. Il Ftdes “ha messo in guardia contro la tragica e disumana situazione dei migranti aggravata dall’incitamento all’odio contro di loro, che spiega questa violenza”, ha detto Ben Amor all’Afp. 

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