“La maggior parte degli eritrei non ha speranza per il suo futuro. La detenzione è un’esperienza molto comune, che riguarda un gran numero di individui, donne, uomini, ragazzi e bambini”: a denunciare le drammatiche condizioni in cui versa la popolazione eritrea è un rapporto di esperti Onu presentato oggi al Consiglio per i diritti umani.
L’inchiesta delle Nazioni Unite denuncia le “gravi violazioni dei diritti umani” in corso da anni in Eritrea, il secondo paese d’origine dei migranti che provano ad attraversare il Mar Mediterraneo, dopo la Siria. Accuse smentite dai rappresentanti di Asmara; l’ambasciatore Tesfamicael Gerahtu ha definito il rapporto “inaffidabile e sensazionalista”.
Il rapporto dell’Onu afferma inoltre che l’Eritrea “ha usato le tensioni con la vicina Etiopia come pretesto per ignorare il rispetto dei diritti umani e per sottoporre al controllo dei militari ogni aspetto della vita quotidiana dei cittadini”.
Da tempo le organizzazioni per i diritti umani accusano il governo del presidente Isaias Afwerki – alla guida del paese fin dalla sua indipendenza dall’Etiopia nel 1993 – di oppressione e violazione dei diritti. Secondo il capo della commissione d’inchiesta Mike Smith, i funzionari eritrei hanno creato un sistema giuridico definito “né guerra né pace” per limitare le libertà di base di espressione, di movimento, organizzazione e di culto.
La commissione non ha ottenuto il permesso di visitare l’Eritrea e il rapporto è stato stilato sulla base di interviste fatte a circa 400 membri della diaspora. – Misna
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