L’allarme di Ocha sulla crisi delle regioni centrali e occidentali del continente

di claudia

L’Africa Occidentale e Centrale sta affrontando alcune delle sfide più complesse del mondo in un contesto di crisi acute e prolungate. A richiamare l’attenzione sulla problematica è l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) nel suo ultimo report precisando che la “confluenza di conflitti e violenza, profonda povertà, pressioni demografiche, governance debole, insicurezza alimentare cronicamente elevata e malnutrizione, e l’impatto del cambiamento climatico sta portando milioni di persone ai margini della sopravvivenza”.

di Valentina Giulia Milani

Ocha riferisce che nelle regioni colpite dai conflitti, i civili stanno affrontando “una drammatica crisi di protezione in un contesto sempre più volatile”. L’impatto combinato sulle persone più vulnerabili è devastante e causa necessità persistenti e in rapida escalation. Più di 1 persona su 10 – oltre 61 milioni di persone – avrà bisogno di assistenza e protezione nel 2022 secondo Ocha.

La violenza e gli shock climatici sono i principali motori di una drammatica crisi alimentare, si legge nel report. L’agricoltura, il commercio e la transumanza sono stati significativamente colpiti, compromettendo i mezzi di sussistenza di milioni di persone. In tutta la regione, più di 58 milioni di persone stanno affrontando una grave insicurezza alimentare, quasi 15 milioni in più rispetto a un anno fa: la più alta casistica registrata dal 2016, precisa Ocha.

In fuga dalla violenza, oltre 15 milioni di persone sono inoltre sradicate, due milioni in più rispetto a un anno fa. “L’insicurezza e la violenza minacciano vite e mezzi di sussistenza, interrompono l’accesso ai servizi sanitari, idrici e igienici, privano le comunità colpite dalla violenza dell’accesso a servizi vitali, aumentano le violazioni dei diritti umani e mettono a rischio la coesione sociale”, si legge.

Il cambiamento climatico, inoltre, sta minacciando mezzi di sussistenza già fragili e sta avendo impatti negativi sulla sicurezza. La scarsità di risorse naturali, in particolare acqua e pascoli, alimenta tensioni intercomunitarie e conflitti tra pastori e agricoltori. Le siccità stanno diventando più ricorrenti e gravi, e le precipitazioni sono irregolari e sempre più imprevedibili. Nel 2021, le inondazioni hanno colpito oltre 1,2 milioni di persone in 13 Paesi della regione.

In tutto il Sahel, quasi 5,8 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case, riferisce Ocha. Lo sfollamento su larga scala sta mettendo a dura prova i deboli servizi e le scarse risorse naturali. Molti degli sfollati sono stati anche costretti a fuggire più volte, aumentando ulteriormente la loro vulnerabilità. Circa 20 milioni di persone sono in grave insicurezza alimentare nel Sahel.

Dal 2015, il numero di attacchi armati è aumentato di otto volte nel Sahel centrale ed è triplicato nel bacino del lago Ciad. Nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc) e nella Repubblica Centrafricana (Rca), conflitti di lunga durata e crisi prolungate  continuano a colpire milioni di persone, con gravi rischi di protezione, spostamenti forzati e alti livelli di insicurezza alimentare. Nel Camerun occidentale, il violento conflitto nelle regioni sud-occidentali e nord-occidentali ha fatto sfollare più di 700.000 persone, ricorda l’Ufficio delle Nazioni Unite.

Ocha sottolinea anche che, con l’aggravarsi delle crisi, viene colpita un’intera generazione, poiché l’istruzione di milioni di bambini è compromessa. In tutto il Sahel, circa 6.000 scuole sono chiuse o non operative a causa della violenza, mettendo a rischio il futuro dei bambini, specialmente delle bambine che sono le meno propense a tornare a scuola dopo interruzioni prolungate.

Infine, in tutta l’Africa Occidentale e Centrale, l’impatto socio-economico della pandemia da Covid-19 sta aggravando bisogni già acuti, esacerbando vulnerabilità croniche e l’insicurezza alimentare.

(Foto di Marco Gualazzini)

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