L’Africa non è ebola

di AFRICA

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Le nostre paure non aiutano l’Africa

Non serve smettere di viaggiare, né chiudere le frontiere ai voli provenienti dalle zone a rischio. Ed è profondamente ingiusto e pericoloso guardare agli africani che vivono attorno a noi come potenziali vettori del virus.

A questo proposito andrebbero censurati alcuni sconcertanti episodi di razzismo che rasentano la follia. Come il caso della bimba di tre anni rifiutata ad una scuola materna in Italia perché tornata con la famiglia dall’Uganda (Paese escluso dal contagio) . O come quello segnalato dal blog www.buongiornoafrica.it, relativo al cittadino nigeriano lasciato morire all’aeroporto di Madrid, dopo essere rimasto privo di sensi al suolo per 50 minuti, senza che nessuno si avvicinasse, nemmeno medici e personale sanitario, perché temevano potesse trattarsi di un sospetto caso di ebola.

L’Africa non ci sta

Sul web sta diffondendosi una campagna mediatica − questa sì, davvero virale! − realizzata negli Stati Uniti da personaggi famosi del mondo dello spettacolo, di origine liberiana, che lottano contro la stigmatizzazione di Ebola e ricordano al mondo una verità tanto banale quanto importante da ribadire: «I Am Not a Virus».


Non è l’unica iniziativa da segnalare. I più grandi cantanti africani contemporanei si sono uniti per realizzare un brano musicale, Africa Stop Ebola, che invita a frantumare i pregiudizi sul continente e la sua gente: un grido di dolore e di speranza, ma anche un segno di ritrovato orgoglio, a dimostrazione che l’Africa non è affatto un continente condannato alla disperazione.


Gli africani sono impegnati in prima linea a contrastare l’epidemia. Il corrispondente della Rai Enzo Nucci ha realizzato in Liberia un servizio che mostra l’incessante lavoro dei volontari e dei sanitari − in larghissima parte liberiani − che stanno battendosi contro Ebola.

In conclusione, niente panico!

Il virus Ebola sta scatenando in Italia una psicosi alimentata dalla cattiva informazione. Per dissipare dubbi e inquietudini sulla malattia, il Ministero della Salute ha preparato un’esauriente scheda informativa che invitiamo a consultare.

È scorretto e irresponsabile associare le parole “Africa” e “africani” alla malattia. È sbagliato e pericoloso generalizzare, dar credito agli stereotipi, diffondere notizie infondate, rintanarsi a casa con le proprie paure.

L’epidemia in corso è grave e necessita una mobilitazione internazionale a favore delle popolazione colpite. I casi di contagio accertati sono più di 10.000 e il numero dei morti sfiora i 5.000.

Aiutiamo le popolazioni colpite

Ognuno di noi può fare qualcosa: anzitutto evitando di subire o di alimentare paure irrazionali; informandosi sull’evolvere dell’epidemia e sui reali rischi ad essa associati; tornando a frequentare con serenità l’Africa e gli africani. Ma anche sostenendo quegli organismi sanitari che sono impegnati a portare soccorso agli ammalati e combattono ogni giorno contro Ebola.

Tra gli operatori italiani segnaliamo: Medici con l’Africa-Cuamm, Medici senza Frontiere Italia ed Emergency che, come noi, dice basta alle strumentalizzazioni e alla disinformazione. «È criminale giocare sulle generalizzazioni che sovrappongono Africa, Ebola e migranti», avverte l’organismo fondato da Gino Strada. «La lotta alla diffusione di Ebola, in Italia, deve partire da un’informazione corretta. Il virus è pericoloso, ma la diffusione del panico, della disinformazione e del razzismo rischiano di essere ancora più pericolosi».

Per saperne di più

Il reporter Sergio Ramazzotti dell’agenzia Parallelozero ha realizzato un eccezionale servizio fotografico sull’epidemia in Liberia e il suo reportage da Monrovia è pubblicato sull’ultimo numero della rivista Africa.

 

Non dimenticare: pregiudizi e panico sono nemici della verità.

Informati.

L’Africa non è un virus!

 

#africaisnotebola

 

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