La sfida del Sahel, tra corsa demografica e sicurezza

di claudia

di Maria Scaffidi

Uno dei Paesi africani con la corsa demografica più sostenuta è il Niger. In un suo articolo pubblicato su The Conversation lo scorso febbraio, Kayenat Kabir, sottolinea come il Niger, un Paese senza sbocco al mare, fatichi a nutrire i suoi 25 milioni di abitanti in costante crescita. Niamey si colloca al 115° posto su 121 Paesi nel Global Hunger Index (l’Indice globale della fame) e il numero di persone che non mangiano abbastanza è aumentato da circa il 13% della popolazione nel 2014 al 20% nel 2022. Kabir, che è ricercatrice del Center for Global Trade Analysis della Purdue University, si fa questa domanda alla fine del suo articolo: come farà il Niger a nutrire i 50 milioni di persone previsti nel 2050 se già oggi è in difficoltà?

L’interrogativo non riguarda evidentemente soltanto il Niger, ma anche i Paesi vicini, Burkina e Mali. Cambiamenti climatici, avanzata del deserto e conflitti stanno di fatto riducendo le risorse a fronte di un aumento della popolazione ma anche di persone sfollate. Quest’ultimo è per esempio uno dei temi più rilevanti del Burkina Faso, dove l’Unhcr conta almeno un milione e mezzo di sfollati.

Tamat – si legge in un’analisi pubblicata su Oltremare, il magazine dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) – è una delle organizzazioni della società civile italiana che vantano tra le più lunghe esperienze in Sahel. In Burkina Faso sono diversi i progetti che sta portando avanti, anche in collaborazione con Aics, e il tema della sicurezza alimentare è tra le priorità di questa organizzazione. “Abbiamo condotto progetti sull’avicoltura e sulle produzioni agricole nella cintura attorno a Ouagadougou, e oggi sono proprio questi progetti ad avere una rilevanza particolare perché consentono di rispondere almeno in parte alle esigenze di centinaia di migliaia di persone che sono state costrette a fuggire dalle loro terre a causa delle violenze” racconta Piero Sunzini, direttore di Tamat, tornato da poco da uno dei suoi viaggi africani.

“Nutrire la città” è invece il nome di un altro progetto finanziato da Aics e gestito da Acra in qualità di capofila di diversi partner. Il progetto in questo caso intende contribuire all’aumento della sicurezza alimentare nella regione del Centro del Burkina Faso, migliorando qualitativamente e quantitativamente la produzione agricola urbana con l’adozione di tecniche agroecologiche, favorendo l’accesso a cibo sano, nutriente e locale per le persone più fragili. “Nutrire la città” è uno dei cinque progetti di sicurezza alimentare supportati da Aics Ouagadougou nel 2023 e di cui beneficia oltre un milione di persone tra le fasce più vulnerabili della popolazione, dice la direttrice Laura Bonaiuti, direttrice di Aics Ouagadougou, ricordando che l’altro grande tema su cui la Cooperazione italiana sta prestando particolare attenzione è quello socio-sanitario.

In questo contesto in piena evoluzione, dove i punti fermi sono grandi questioni a cui dare risposte, il ripristino di condizioni di sicurezza accettabili è necessariamente il primo passo. “Non potrebbe essere altrimenti” commenta a Oltremare Cleophas Adrien Dioma, presidente dell’associazione Le Réseau. “La sicurezza, il recupero non soltanto fisico dei territori ma anche il recupero dei cuori delle persone devono ridare slancio allo sviluppo e alle esigenze di crescita economica di questi Paesi, e soprattutto alle esigenze di una giusta ripartizione delle risorse tra la popolazione”. Una strada, conclude a sua volta su Oltremare Piero Sunzini di Tamat, che occorre percorrere in una logica di partnership vera e di collaborazione tra questi Paesi e i partner internazionali, Europa in testa.

Foto di apertura: Christian Bobst

Condividi

Altre letture correlate: