Kenya: non parte il dialogo, l’opposizione annuncia nuove proteste

di claudia
william ruto

Di Angelo Ferrari

Non c’è pace per il Kenya. L’opposizione nei giorni scorsi aveva annunciato che avrebbe ripreso le proteste contro il governo del presidente William Ruto al termine del Ramadan. Dunque ora il Kenya, e in particolare la capitale Nairobi, potrebbero ripiombare nel caos, come è accaduto nelle settimane scorse. La tregua tra Ruto (nella foto) e il suo più acerrimo oppositore Raila Odinga, è terminata senza nemmeno cominciare. Odinga, infatti, ha deciso di non partecipare al processo di pacificazione. Il presidente Ruto aveva proposto una commissione parlamentare bipartisan per affrontare i temi posti dall’opposizione, così che questa potesse mettere fine alle proteste che hanno infiammato il Kenya. Odinga ha detto no e riprenderanno le proteste che, prima delle festività pasquali hanno provocato 3 morti e oltre 150 feriti. 

I colloqui tra maggioranza e opposizione, che avrebbero dovuto cominciare settimana scorsa e durare 90 giorni, dovevano occuparsi di ridisegnare la legge elettorale e soprattutto la composizione della Commissione elettorale, al centro delle polemiche. Odinga, infatti, continua a ripetere, infiammando i suoi, che le elezioni dell’agosto 2022, che hanno visto l’elezione a capo dello Stato di Ruto, gli siano state “rubate”. Ondinga non si rassegna alla sconfitta elettorale. La mano tesa di Ruto faceva pensare a una possibile riappacificazione tra le due fazioni, ma il rifiuto di sedere alla commissione parlamentare, rimette tutto in discussione.

L’alleanza Azimio La Umoja, che fa capo a Odinga, ha annunciato che non ha intenzione di sedersi a un tavolo istituzionale apparecchiato da membri della maggioranza parlamentare. Come riporta malindikenya.net. Secondo uno dei principali alleati di Odinga, il fondatore del partito Wiper ed ex vicepresidente Kalonzo Musyoka, gli avversari avrebbero deciso modalità e tempi dei colloqui senza avvisare la controparte, dimostrando poco rispetto e malafede. Musyoka ha ribadito che Azimio rimarrà ferma sulle sue richieste, senza far sì che i colloqui evitino di affrontare le questioni in gioco, ovvero le riforme della legge elettorale e della relativa commissione, l’inflazione e il carovita.
“Restiamo impegnati in un dialogo extraparlamentare che sia trasparente, onesto, significativo e bipartisan nella concezione e nell’esecuzione”, ha aggiunto il leader di Wiper. Però, Odinga, mobiliterà di nuovo la piazza.

Kenya verso le elezioni: si rischia col fuoco

Raila Odinga

Alla proposta di una commissione parlamentare bipartisan, Odinga aveva risposto con un: “Siamo pronti a parlare”, ma subito aveva aggiunto che si riservava di riprendere la via della piazza se il dialogo non avrebbe dato i frutti da lui sperati. Dialogo che non è nemmeno cominciato. Sul tavolo, inoltre, c’erano questioni di non poco conto, che poi sono alla base delle proteste di piazza, e cioè il potere di d’acquisto al “minimo” per l’alta inflazione, e il “ripristino” di una serie di aiuti e sovvenzioni che erano in essere prima che Ruto arrivasse al potere. In particolare sulla benzina il cui prezzo è schizzato verso l’alto con conseguenze e ripercussioni sui prezzi dei beni di prima necessita. E poi la questione del debito pubblico del Kenya. Questione di non poco conto visto il rischio che il paese non lo onori. L’onere del debito del Kenya, aggravato dall’indebolimento della valuta locale e dalle turbolenze del mercato internazionale precipitate in una crisi bancaria, ha indotto molti economisti ha ipotizzare che il Kenya potrebbe presto andare in default. Il pagamento annuale degli interessi ha superato i 5 miliardi di dollari. Fattore, questo, che ha fatto ritardare il pagamento degli stipendi ai dipendenti statali. 

Questi i temi più urgenti che dovrebbero avere a cuore sia i rappresentanti della maggioranza sia dell’opposizione. Invece, il nodo più controverso, rimane quello dell’esito delle elezioni presidenziale. Odinga continua a sostenere che la vittoria gli è stata rubata e, dunque, vorrebbe rimettere in discussione l’esito elettorale. Su questo punto, tuttavia, il presidente eletto, Ruto, non lascia alcun spiraglio, non rientra nella discussione e nei punti sui quale le parti dovrebbero dialogare. Ruto, infatti, ha ribadito che la Corte Suprema ha già deciso nel merito l’agosto dell’anno scorso assegnandogli la vittoria e convalidando i risultati, invitando Odinga a rispettare il dettato della Costituzione e, quindi, le risoluzioni assunte dalla Corte Suprema. L’esito elettorale non si discute. Ed è questa, anche se non dichiarata, la ragione del non avvio del dialogo. 

In molti si auguravano che prevalesse il senso di responsabilità perché i temi e i problemi che il Kenya deve affrontare sono enormi. Odinga dovrebbe spiegare quali sono le sue proposte per abbattere l’inflazione che sta mettendo in ginocchio il paese. Il presidente, dal canto suo, dovrebbe indicare quali riforme economiche intende implementare per dare respiro a una popolazione “affamata”. In definitiva, entrambe le parti, dovrebbero mettere da parte i loro interessi personali e far prevale, questo sì, le soluzioni necessarie per risollevare dalla condizione di precarietà milioni di keniani e quindi mettere mano a tutta una serie di riforme, non solo economiche, ma anche sociali di cui il paese ha bisogno per proseguire il suo cammino verso una democrazia compiuta. E, invece, sembra che entrambi i contendenti, Odinga e Ruto, badino di più ai propri interessi farciti di slogan che infiammano solo le piazze ma non affrontano i problemi.

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