I migranti? Spediamoli altrove

di claudia

di Meraf Villani

L’accordo sui migranti siglato dai ministri dell’Interno dei 27 Stati membri della Ue rende ancora più difficile la vita di quanti tentano di entrare nella fortezza Europa. Anche chi avrebbe diritto all’ospitalità per motivi umanitari rischia di essere rispedito a sud del Mediterraneo

L’ospitalità degli immigrati è un tema sempre più divisivo in Europa e le destre populiste – sia quelle di governo sia quelle all’opposizione – lo cavalcano per fini propagandistici, evocando lo spettro dell’invasione. Basterebbe ricordare i numeri degli arrivi per smontare le fake news. Ma i leader moderati e riformisti sono più preoccupati di rassicurare i propri elettorati, promettendo politiche di contenimento e di riduzione dei flussi migratori. L’accordo sui migranti siglato lo scorso giugno dai ministri dell’Interno dei 27 Stati membri della Ue, presentato dai leader politici come “storico” e “rivoluzionario”, non cambia la sostanza e rende semmai ancor più difficile la vita di quanti tentano di entrare nella fortezza Europa. Il patto, che prevede un inasprimento dei controlli alle frontiere, sempre più militarizzate, stabilisce che ogni anno venga stabilita una quota di migranti da ricollocare tra gli Stati membri in base alla popolazione e al pil, si parla di 30.000, lasciando però liberi i governi di accogliere o no. Chi si rifiuta dovrà però pagare 20.000 euro per ogni mancato ricollocamento. Insomma, i ricollocamenti dei migranti nei territori dell’Unione Europea, che l’Italia avrebbe voluto obbligatori, contro il volere di Ungheria e Polonia, restano volontari, ma in cambio Roma ha ottenuto il via libera alla possibilità di rimandare uomini, donne e bambini nell’ultimo Paese di transito non europeo attraversato, purché ritenuto sicuro.

In un’audace mossa che scuote le fondamenta del sistema di asilo europeo, si sta attuando un pericoloso tentativo di cancellare il principio cardine della Convenzione di Ginevra: il principio di non respingimento. Questa pietra miliare del diritto internazionale dei rifugiati, concepita nel 1951, è sotto attacco e la sua sopravvivenza potrebbe avere conseguenze disastrose per quanti cercano protezione nel continente europeo.

Secondo tale piano, un Paese avrebbe il potere di respingere qualsiasi richiedente asilo che si presenti alle sue frontiere, a patto che in cambio venga pagata una somma di denaro. Questo approccio mercenario minerebbe profondamente il concetto di solidarietà e umanità nel trattamento dei rifugiati, mettendo a repentaglio il loro diritto fondamentale alla protezione.

Gli esperti esprimono preoccupazione per la trasformazione delle procedure di asilo in un semplice processo di frontiera. Ciò contrasta con il concetto di “Paese terzo sicuro”, secondo il quale una persona può essere inviata in un Paese terzo solo se con quel Paese ha un legame effettivo. Tuttavia, nella situazione attuale si sta cercando di rimandare le persone in Paesi terzi di transito, senza garantire adeguati legami o tutele legali, basandosi su accordi bilaterali. Le nuove regole spingerebbero i migranti in uno stato di incertezza perpetua, poiché verrebbero trasferiti da un confine all’altro in attesa che la loro situazione venga definita. Finora la condizione necessaria perché un Paese terzo potesse essere ritenuto sicuro era di avere sottoscritto la Convenzione di Ginevra, cosa che oggi non sarà più necessaria. I migranti – anche quelli che avrebbero diritto all’ospitalità per motivi umanitari – potrebbero essere spediti, per esempio, in Tunisia, o in Niger o in Egitto… dove rischierebbero di restare bloccati in un limbo, per mesi, anche anni. Già accade oggi in Turchia, dove l’Europa ha confinato decine di migliaia di migranti pagando profumatamente Erdoğan per una “ospitalità” che ha tutto il sapore della “detenzione”.

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