Crisi del Golfo, l’Africa è vicino all’Arabia Saudita, ma intanto media…

di Enrico Casale
sauditi

C’è chi ha solo preso le distanze. Chi ha dato un taglio. Chi sta cercando di fare da paciere. Anche l’Africa è coinvolta nella crisi dei Paesi del Golfo scoppiata tre settimane fa. Molte nazioni africane si sono schierate subito a fianco dell’Arabia Saudita e contro il Qatar. Senegal, Niger, Ciad hanno ritirato i loro ambasciatori da Doha. La Mauritania e le Isole Comore hanno addirittura rotto le relazioni diplomatiche con il piccolo emirato accusato di fiancheggiare il terrorismo islamico.

Ma ci sono anche Paesi che hanno adottato una terza via, quella del dialogo. Marocco, Algeria, Sudan hanno subito cercato di attivare le loro diplomazie per ricucire le relazioni tra Doha e Riyadh. E hanno appoggiato l’azione di mediazione del Kuwait che, insieme all’Oman, sta ha lavorando per ricomporre l’unità spezzata delle nazioni del Golfo.

Secondo quanto riportato dal sito del periodico Jeune Afrique, lunedì 19 giugno, il presidente sudanese Omar al-Bashir si è recato a Riyadh per avviare una mediazione. Dopo la rottura, avvenuta nel 2015, dei legami fra Khartoum e Teheran, principale rivale regionale dell’Arabia Saudita, il presidente sudanese si è riavvicinato ai sauditi. Sta partecipando alla coalizione contro i ribelli houthi nello Yemen e ha organizzato con manovre militari congiunte nella regione. Bashir ha capito che, attraverso la mediazione, potrà mitigare l’isolamento diplomatico cui è stato condannato il suo Paese negli scorsi anni.

Mohammed VI, re del Marocco, è stato il primo leader africano ad aver offerto la sua mediazione grazie ai suoi legami con ciascuna delle parti in conflitto. Amico sia della monarchia saudita e sia del Qatar ha mantenuto la neutralità nel conflitto. Questo non gli ha impedito di inviare aiuti alimentari in Qatar. Si è trattato di un gesto puramente simbolico perché Doha si è già assicurata le derrate alimentari necessarie grazie al supporto della Turchia, ma è stato un segno di amicizia che il re marocchino ha voluto dare ai qatarini. Egli, inoltre, caricato, il suo ministro degli Esteri, Nasser Bourita, di trasmettere la sua offerta di mediazione a Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Kuwait.

In questi sforzi di mediazione, è scesa in campo anche Algeri giocando la carta della sua vicinanza al Qatar e al suo alleato iraniano. Anche se ufficialmente si è dichiarata neutrale, il ministro degli Affari esteri Abdelkader Messahel ha ricevuto i suoi omologhi del Qatar, degli Emirati arabi uniti e dell’Iran. La mediazione Algeri permette al Qatar di avere una sponda alla quale appoggiarsi in una partita nella quale i rapporti di forza sono pesantemente a favore dei sauditi in Africa.

Anche l’Unione africana sta cercando di svolgere un ruolo nella crisi. L’Arabia Saudita, facendo leva sulla sua forte influenza spirituale ed economica, ha fatto pressioni affinché le nazioni africane isolassero il Qatar. Alpha Condé, presidente della Guinea e dell’Unione africana, ha giocato d’astuzia. Non si è schierato e ha offerto i suoi buoni uffici per conciliare gli avversari. In una lettera al re Salman, ha espresso la volontà di lavorare instancabilmente per trovare una soluzione pacifica. Riuscirà a evitare di irritare i sauditi?

 

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