Caso Regeni, il petrolio e il Canale di Suez

di Enrico Casale
giulio regeni

pozzi petroliferi off shoreIl caso Regeni, il ricercatore friulano ucciso in situazioni misteriose in Egitto, nasconde una partita più sottile e delicata della mera difesa dei diritti umani e della richiesta di giustizia. In gioco ci sono affari per miliardi di euro tra Roma e Il Cairo.

Secondo i dati sull’interscambio commerciale forniti dall’Istat, tra i due Paesi c’è un giro d’affari di oltre 5 miliardi di euro con un trend in crescita di quasi il 10% all’anno. Le imprese italiane che operano in Egitto sono un centinaio. Presente dal 2006 Intesa San Paolo con l’acquisizione di Bank of Alexandria. Significativi anche gli investimenti di Pirelli, Italgen, Danieli, Techint e Gruppo Caltagirone. Ma sul territorio sono presenti anche piccole e medie imprese che esportano prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio, macchinari meccanici ed elettrici, prodotti chimici e materie plastiche.

E, se il comparto turistico (sul quale avevano scommesso in passato numerosi tour operator italiani) è in calo, negli altri comparti ci sono ottime prospettive di crescita. Le aziende italiane non hanno partecipato alla prima fase dei lavori dell’ampliamento del Canale di Suez, ma potrebbero farlo nella seconda fase. Potrebbero essere infatti coinvolte nell’allestimento di sei porti e nella realizzazione di un’area industriale di 76mila metri quadri per la logistica. In più è prevista la realizzazione di un grande centro commerciale e l’ampliamento delle attività di acquacoltura, con 23 bacini lungo 120 chilometri circa di canale.

Ma è nel settore petrolifero che ci sono le opportunità maggiori. Nel 2015 l’Eni, la società italiana degli idrocarburi, ha scoperto nel Mediterraneo un grande giacimento petrolifero al quale è stato dato il nome di Zohr. Nel febbraio di quest’anno il Governo egiziano ha assegnato il giacimento alla stessa Eni. La produzione dovrebbe essere avviata già nel 2017 e potrebbe non solo rendere quasi autosufficiente energeticamente l’Egitto, ma parte del petrolio potrebbe essere esportata in Italia. Un affare di diversi miliardi di euro che potrebbe unire i destini economici delle due nazioni per gli anni futuri.

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