Burkina Faso, la foll(i)a omicida della miniera d’oro

di Stefania Ragusa

Sarebbe stata una rapina finita male la scintilla che ha dato il via, domenica scorsa, alla follia omicida sul sito d’estrazione artigianale di oro di Djikando, nel dipartimento di Gaoua, nel sudovest del Burkina Faso. Una follia vendicativa e incontrollabile che ha tolto la vita a otto persone, ne ha ferite altre 29 (di cui due ricoverate in gravi condizioni presso l’ospedale di Gaoua), ha incendiato le rimesse, banchi del mercato locale, motociclette e ridotto il sito a un cumulo di cenere.

Secondo la testimonianza di un ferito raccolta dalla radiotelevisione burkinabè, tutto è iniziato quando alcuni banditi hanno cercato di rapinare un compratore d’oro sul sito. Un giovane del villaggio, testimone della scena, ha preso di mira i rapinatori con una fionda, ma i banditi hanno risposto sparando al ragazzo, uccidendolo. Avvisati, i genitori della vittima, senza conoscere la dinamica dell’incidente, si sono organizzati per condurre un’operazione di vendetta indiscriminata sul posto. La procura locale fa sapere che un’inchiesta è stata aperta per definire le responsabilità e fare giustizia.

L’attività legata all’estrazione aurifera nel sudovest, nella regione di Gaoua, attira molte persone spinte dalla necessità di trovare lavoro e mezzi di sostentamento, ma la coabitazione fra gli autoctoni e i cercatori di metallo prezioso non è facile. Molte testimonianze riferiscono di tensioni intercomunitarie che regolarmente sfociano nella violenza. L’attività ha anche sconvolto equilibri sociali, attirando la curiosità di giovani che preferiscono abbandonare gli studi per dedicarsi all’estrazione artigianale. I servizi sociali e le associazioni cercano anche di impedire lo sfruttamento minorile, i comportamenti irrispettosi nei confronti delle comunità residenti. L’esplorazione, inoltre, è artigianale, priva di regole e di limiti, diventando anche pericolosa per chi la pratica. L’utilizzo di prodotti inquinanti e tossici come il cianuro e il mercurio sono un altro lato della medaglia che lascia tracce indelebili sull’ambiente e sulla salute.

Oltre alle tensioni intercomunitarie, le miniere artigianali sono anche un mirino per i gruppi armati. Lo scorso novembre, assalitori definiti come terroristi armati avevano attaccato la miniera d’oro artigianale di Doulma, nella regione settentrionale del Sahel, uccidendo otto persone prima di rubare bestiame e moto e scappare via.

Il Burkina Faso ha prodotto 60 tonnellate d’oro nel 2020 e si prevede che porterà più di 2.000 miliardi di franchi Cfa (3,72 miliardi di dollari) nelle casse dello stato. I dati ufficiali evidenziano un tasso di aumento di produzione del 20%, rispetto alle 50 tonnellate di oro prodotte nel 2019. Il settore minerario industriale rappresenta il 71% dei proventi delle esportazioni del Burkina Faso e impiega 51.000 persone.

(Celine Camoin)

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