Aliko Dangote, il miliardario più ricco del continente

di Stefania Ragusa

La notizia dell’ultimo grande affare della multinazionale Dangote Industries Limited è di qualche settimana fa: un contratto da 4,34 miliardi di dollari con un gigante cinese delle costruzioni per realizzare 11 nuove cementerie in dieci paesi africani e in Nepal.
Il fondatore e presidente del gruppo, Aliko Dangote, 63 anni, originario di Kano, nord della Nigeria, cinque figli e, al momento, nessuna moglie, è stato confermato ieri da Forbes uomo più ricco dell’Africa, con un patrimonio di 12,1 miliardi di dollari. Il suo core business è il cemento, ma le attività della Dangote, nata nel 1977 come piccola società commerciale, oggi sono diversificate e spaziano tra una molteplicità di settori: telecomunicazioni, immobiliare, petrolio, banche, sport e anche food.
Il gruppo domina infatti il mercato dello zucchero in Nigeria ed è un importante fornitore per le società di bevande analcoliche, birrifici e pasticceri del paese. L’anno scorso si era lanciato anche sui pomodori: 7,6 milioni di dollari investiti per sostenene la produzione a Kano e rifornire in questo modo l’impianto di trasformazione Dangote Tomatoes Processing. L’interesse per il food non sorprende. Il primo business del nostro miliardario aveva a che fare con la vendita di caramelle, e risale agli anni in cui frequentava le scuole elementari a Kano. Lo ha ricordato lui stesso in diverse interviste.

Dangote è un uomo potente e dalle amicizie altolocate. Al matrimonio di sua figlia Fatima Abubakar, nel marzo 2018, al tavolo principale sedeva lui in compagnia del presidente ghanese Nana Akufo-Addo, dall’ex presidente della Tanzania Jakaya Kikwete, dalla first lady Aisha Buhari e di Bill Gates. Gli sposi erano a un altro tavolino, meno eccellente.
Si muove sempre con un aereo privato e fa tutto il possibile per tornare a casa a dormire. Riferisce il magazine Jeune Afrique che in occasione di una visita a Parigi per partecipare al summit Choose France, ha fatto decollare l’aereo alle 4 del mattino da Lagos per poi ripartire in serata. Non è insolito per lui fare avanti e indietro per la Cina in trentasei ore nette.
Non ama lo sfarzo. Il suo ufficio, al decimo e ultimo piano di una torre di marmo a Ikoyi, quartiere elegante di Lagos, non ha decorazioni o dettagli di lusso. In compenso è dedito alla filantropia.
Si è impegnato contro il covid Attraverso la Coalition Against covid-19. Con il supporto della Banca Centrale della Nigeria, ha lanciato una campagna che ha permesso di finanziare più di 2.100 letti di terapia intensiva, 600.000 kit di test per distribuzione in tutto il paese e un programma di aiuti alimentari. Finora, più di 50 aziende hanno collaborato a questa iniziativa altamente pubblicizzata. È anche un convinto sostenitore dell’afrocapitalismo. La sua convinzione, ribadita in un’intervista di qualche anno fa, è che “niente aiuterà la Nigeria come i nigeriani che riporteranno qui il loro denaro. Se mi dai 5 miliardi di dollari oggi, investirò tutto qui in Nigeria. Lasciateci mettere insieme le nostre intelligenze e lasciateci lavorare”.

(Stefania Ragusa)

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