Yuman, a Sanremo per cambiare la musica italiana

di claudia

L’abbiamo appena visto debuttare sul palco dell’Ariston a Sanremo nella categoria Big. Conosciamo meglio Yuman, la nuova voce soul di origine capoverdiana che ha conquistato il pubblico con la sua “Ora e qui”.

Di Mariarosa PorcelliNuoveRadici.world

La musica in Italia sta cambiando? Diciamo che ci sta provando. Almeno quella che arriva dal Festival di Sanremo 2022. A giudicare dal casting che si è presentato sul palco dell’Ariston, la kermesse della canzone leggera sembra avvicinarsi sempre più a ciò che si ascolta nelle nostre playlist, in direzione internazionale e (speriamo) multiculturale.

A farci da guida d’eccezione in questo capitolo sanremese è Yuman, nuova voce soul di origine capoverdiana che aveva già conquistato il podio di Sanremo Giovani l’anno scorso con il brano Mille notti.

Il cambio di rotta del Festival è testimoniato anche dalla crescente attenzione da parte di media e pubblico oltre i confini nazionali, fa notare Yuman: «Grazie anche all’effetto Måneskin, quest’anno il Festival è stato guardato molto di più dall’estero rispetto a due anni fa. Non siamo più identificati con Andrea Bocelli».

Il cantante è stato in gara a Sanremo dall’1 al 5 febbraio nell’unico gran girone dei Big (quest’anno non era prevista la categoria “Nuove proposte”). E insieme a volti più o meno noti, da Mahmood all’attrice Lorena Cesarini in veste di co-conduttrice, Yuman rappresenta l’Italia che è già cambiata.

Yuman capoverdiano della Cassia

Nato da madre italiana e padre capoverdiano nel 1995 a Roma, Yuman non si è mai soffermato troppo a definire la sua identità culturale. «Sono della Cassia» precisa lui, «non mi sono mai preoccupato di definirmi di seconda generazione o cose simili. Mio padre è arrivato in Italia con mia nonna quando aveva otto anni e non è più tornato a Capo Verde». Lo dice con dispiacere, perché neanche lui ha mai avuto occasione di andarci. Ma tra i sogni nel cassetto c’è senz’altro questo viaggio alla scoperta delle origini.

«Sono cresciuto da romano al cento per cento, nella mia famiglia non si usavano le tradizioni capoverdiane. Non vedo l’ora di andare a Capo Verde a verificare un po’ di idee che mi sono fatto, da quelle culinarie alla musica. Vorrei andare a sentire cosa si suona in mezzo ai boschi, per esempio».

La gavetta nei locali di Roma

La musica è stata la sua passione da sempre, fin da quando ha iniziato a cantare tra i banchi del liceo. Poi sono arrivate le serate in giro a suonare, sostenuto dal tifo degli amici: «I locali open mic (microfono aperto, ndr) a Roma li ho fatti tutti. Voce e chitarra fino a distruggermi le mani. Cantavo in inglese e mi sentivo un po’ Ed Sheeran. Per fortuna i miei amici ci hanno creduto anche più di me. Sono state tra le serate più importanti della mia vita».

Quando nel 2017 ha cominciato a collaborare per la prima volta con un produttore, si sono chiusi in casa mesi e mesi a lavorare. «Ho sperimentato l’improvvisazione come metodo» spiega Yuman. «Tavola bianca e si aspetta cosa esce fuori. E sono uscite fuori tantissime canzoni. Non tutte belle, ovviamente, ma quando capisci come funziona il meccanismo, riesci a fare centro».

Yuman alla scoperta dell’Europa

Una volta conclusa la fase creativa casalinga con il suo produttore, Yuman è partito per un tour europeo faidate, chitarra in spalla da vero soulman. «Me ne sono andato per locali di Londra e Berlino come in una specie di interrail musicale. Londra è un grande porto di musica, è tutto molto diverso da ciò che succede in Italia. Da noi ti seguono solo dopo averti visto in televisione ma se inizi andando in giro per locali, come ho fatto io, nessuno ti considera. A Londra invece le persone vengono ad ascoltarti anche nel piccolo pub, sono attente e zittiscono gli altri se parlano. Insomma, vogliono proprio ascoltare la musica».

«Per fortuna, però, il mercato italiano sta cambiando e anche lo sguardo del music business verso la scena dei nostri artisti. Certo, farsi notare con una lingua che non sia l’inglese è dura ma anche questo tabù si sta ridimensionando. Con i Måneskin è cambiato anche l’uso dell’inglese da parte degli italiani» ci racconta Yuman, «perché prima dovevi avere per forza una pronuncia impeccabile per il mercato estero, mentre ora è non è più così».

L’esperienza di Sanremo

A proposito di lingua, per Sanremo Yuman ha confezionato su misura le sue prime canzoni in italiano, Mille notti, con cui ha vinto la selezioni Giovani e Ora e qui per la gara con i Big. Ed è solo l’inizio di una nuova fase perché, chiuso il capitolo della kermesse, è pronto a tornare al lavoro sull’ep che sta preparando, con pezzi sia in italiano sia in inglese.

Lui non aveva neanche mai pensato di andarci a Sanremo, gliel’ha proposto la sua etichetta, la Universal. «Non ho voluto produzioni di plastica, del tipo autotune o cose simili ma ci tengo a fare la musica vera, quella suonata, sincera. Mi sono sempre piaciuti il rap e il funk e da ragazzino ascoltavo anche il metal. Diciamo che mi piacciono le belle canzoni, di qualsiasi genere, e amo mischiare. Ora per esempio sono fissato con i Silk Sonic ma ascolto anche Adele». Dei cantanti in gara quest’anno al Festival pensa che si siano fatte delle scelte ambiziose.

Foto di apertura: Claudia Pajewski

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