Umoja, il villaggio del Kenya dove le donne sono libere dalla violenza di genere

di claudia

di Claudia Volonterio

C’è un luogo sicuro in Kenya dove tante donne si sono rifugiate negli anni per proteggersi da ogni forma di violenza di genere, tra cui stupro, mutilazioni genitali femminili, abusi domestici o matrimoni precoci: siamo a Umoja, un villaggio di sole donne fondato nel 1990 da un gruppo di 15 donne sopravvissute alla violenza sessuale da parte delle forze coloniali britanniche, dove l’accesso agli uomini è vietato.

Umoja, nella contea di Samburu, nel nord del Kenya, è un villaggio a primo impatto simile a tanti altri. Ma, a bene guardare, ci si accorge di una sostanziale differenza: non ci sono uomini. Dal 1990 Umoja è diventato uno spazio “sacro” dove le donne possono trovare protezione da maltrattamenti fisici e psicologici, un rifugio dal linguaggio della violenza per abbracciare quello della libertà e della solidarietà femminile. Umoja, che si traduce in “unità” in swahili, nasce dall’idea di quattordici donne che si sono ribellate alla violenza maschile di cui erano vittime, a partire da quella messa in atto dalle forze coloniali britanniche, fino a quelle culturali da sradicare. Numeri altissimi: 1.400 donne Samburu affermavano di essere state stuprate.

I Samburu hanno regole rigide per quanto riguarda le donne, le quali possiedono pochi diritti e generalmente sono considerate proprietà dei loro mariti. Le donne Samburu sono vittime di mutilazioni genitali femminili, abusi sessuali e violenze domestiche. riporta Insideover.

Diventato con il tempo un villaggio completamente autosufficiente, Umoja è stata ed è ancora la casa di circa 50 famiglie composte dalle donne e dai loro figli. Tutti i figli maschi delle donne possono vivere nel villaggio fino al compimento dei 18 anni. Oltre al riparo dalle violenze, nel villaggio si fa prevenzione, creando consapevolezza sui diritti delle donne e su ogni forma di violenza di genere.

Le donne si guadagnano da vivere per lo più vendendo ai turisti gli oggetti della tradizione, come i gioielli di perline fatte a mano. I turisti che desiderano visitare Umoja possono entrare ma devono pagare un piccolo biglietto d’ingresso. Il villaggio si trova molto vicino a delle zone turistiche frequentate da migliaia di visitatori che intendono esplorare riserva naturale del Maasai Mara.

La matriarca del villaggio è Rebecca Lolosoli. Intervistata dall’agenzia Reuters, ha spiegato: “Sono molto orgogliosa di vivere in questo villaggio perché ora non c’è nessuno che mi stressi e mio marito qui non potrà aggredirmi. Vivo come una madre con figli che lotta per i diritti, contro i matrimoni precoci e le mutilazioni genitali femminili”. Della stessa idea è anche Sitiyan che alla Reuters ha sottolineato che non ha nessuna fretta di far rientrare un uomo nella sua vita. “Non desidero sposarmi di nuovo perché ho attraversato un periodo difficile, sono stata maltrattata. Non avevo diritti e ai miei figli non era permesso andare a scuola”, ha detto. “Ora sono orgogliosa di essere una madre”.

Nel villaggio di Umoja c’è oggi anche una scuola per bambini e bambine e strutture sanitarie. Un luogo dove la parola futuro può realisticamente prendere forma: “Il nostro obiettivo è quello di per poter mandare le nostre donne all’istruzione superiore, se lo desiderano”, chiosa Lolosoli.

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