Sudafrica, sempre più difficile estrarre diamanti

di Enrico Casale

miniera di diamantiIn Sudafrica è sempre più difficile trovare diamanti. A testimoniarlo i crescenti sforzi nella ricerca di nuove pietre preziose da parte della De Beers, una delle più importanti compagnie minerarie al mondo. La società ha investito due miliardi di dollari per cercare diamanti a profondità sempre più elevate. Negli ultimi vent’anni ha scavato lunghi tunnel per accedere alla roccia diamantifera in un’area vicino al confine con lo Zimbabwe e il Botswana. Ora, una nuova miniera è in via di realizzazione per raggiungere i diamanti a più di mille metri sotto terra.

Secondo, Ludwig Von Maltitz, manager di una delle principali miniere di diamanti del Sudafrica, la ricerca si sta facendo sempre più difficile, ma ci sono ancora risorse da sfruttare. «I giacimenti più superficiali – ha detto al sito www.africanews.com – sono già stati trovati e sfruttati, ma sono convinto che ci siano ancora abbastanza diamanti. Un numero sufficiente da garantirci un buon futuro per almeno i prossimi 25 anni».

I prezzi instabili dei diamanti hanno costretto De Beers a chiudere nel 2015 miniere in Botswana e in Canada nel 2015. «Credo – continua Von Maltitz – che si possa guardare ancora ottimisticamente al futuro. Dobbiamo coinvolgere le comunità in questo nostro sforzo di ricerca e dobbiamo formare i nostri dipendenti a lavorare a profondità più elevate. Se ci riusciremo, quello dei diamanti sarà ancora un business redditizio per il futuro».

In Sudafrica, la scoperta dei diamanti risale al 1866, quando il figlio di un agricoltore olandese trovò in superficie un diamante da 22 carati. Questo divenne il primo diamante scoperto sul continente. Nel 1869, a seguito del ritrovamento di un’altra pietra da 83 carati, il Sudafrica fu invaso da una moltitudine di minatori in cerca di fortuna (un po’ come avvenne negli Stati Uniti con l’oro).

Le prime quattro miniere furono scavate nel 1871 nelle zone intorno al fiume Vaal. La più grande di queste miniere era Colesberg Kopje, soprannominata Big Hole, a Kimberly (Sudafrica). La ricchezza prodotta da queste miniere innescò un forte sviluppo industriale, con porti di spedizione moderni e nuove reti di comunicazione. La maggior parte dell’impero diamantifero dell’Africa era sotto il controllo dalla De Beers, che controllò il flusso e i prezzi del mercato per gran parte del XX secolo. Oggi sul mercato le maggiori società del mondo sono, oltre alla De Beers, la Anglo American, la Rio Tinto e la Alrosa (una società russa che controlla il 25% del mercato globale dei diamanti).

Dalla fine del XIX secolo, quando cominciò lo sfruttamento dei giacimenti su vasta scala, l’industria mineraria è uno dei settori dominanti dell’economia sudafricana, fornendo il 22% delle esportazioni. Oltre ai diamanti, Pretoria vanta i giacimenti d’oro più ricchi del mondo, ma anche miniere di carbone, manganese, rame, nichel, platino, uranio, cromo, amianto, fluorite, vanadio, titanio, stagno, e ferro.

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