Nigerino in trappola nell’aeroporto di Addis

di Enrico Casale
eissa muhamad

Da novembre, un cittadino nigerino espulso da Israele è bloccato all’aeroporto internazionale di Addis Abeba. L’Etiopia non vuole farlo entrare nel Paese. Il Niger non lo vuole indietro. Israele non lo riaccetta.

Sembra di rivivere le scene del film «The Terminal», dove Tom Hanks interpretava un ingegnere bloccato per motivi burocratici nell’aeroporto internazionale John Fitzgeral Jennedy di New York. Ma qui non c’è la Cracozia e neppure la bellissima Catherine Zeta Jones. «Vivo nell’aeroporto in pessime condizioni – ha dichiarato il 24enne Eissa Muhamad -, qui non c’è niente, niente di niente».

Eissa Muhamad è fuggito dal Niger nel 2011. Aevva 16 anni e cercava una vita migliore. Dopo aver attraversato Libia ed Egitto (ed essere scampato ai terribili trafficanti del Sinai) era arrivato in Israele nel 2011. A Tel Aviv, Muhamad era sopravvissuto facendo lavoretti saltuari negli ostelli e in una fabbrica di dolci.

Nell’aprile dello scorso anno, però, la polizia lo ha arrestato perché privo di documenti. Dopo mesi di detenzione, le autorità israeliane, dopo avergli notificato l’espulsione, lo hanno imbarcato su un aereo della compagnia aerea etiope diretto in Niger. Arrivato a Niamey, la capitale del Niger, gli agenti alla dogana gli hanno però negato l’ingresso affermando che il documento di viaggio era falso.

Dopo più di una settimana di detenzione in Niger, è stato quindi rimandato in Israele. Ma Israele si è rifiutata di accoglierlo e lo hanno trattenuto per diverse settimane. Poi una notte lo hanno legato e incappucciato e lo hanno imbarcato nuovamente su un aereo etiope.

Nel frattempo il documento di viaggio emesso da Israele è scaduto e, quando è arrivato in Etiopia, Addis Abeba si è rifiutata di farlo entrare nel Paese. Così si è trovato intrappolato. L’Etiopia non lo accoglieva. Israele non lo voleva indietro. Il Niger neppure.

L’aeroporto è diventato casa sua. Eissa Muhamad passa le giornate vagando per i corridoi dell’area partenze. «A volte le compagnie aeree mi danno da mangiare e sono loro grato», ha raccontato alla Bbc. Dorme nella sala preghiera musulmana dove si è accampato in un angolino. Da mesi non riesce a indossareabiti puliti e, soprattutto, a farsi una doccia. «Mi manca casa mia, tutti amano la propria casa, la tua casa è casa tua. Vivere in queste condizioni è difficile», ha spiegato.

Il dipartimento di immigrazione israeliano si difende dicendo che Eissa Muhamad è stato espulso perché immigrato irregolare. E, secondo le autorità di Tel Aviv il documento di viaggio rilasciato non è falso. L’Etiopia, da parte sua, è tra due fuochi. Addis Abeba ha sempre accolto i rifugiati e attualmente ne ospita quasi un milione. Il nuovo governo ha anche varato una nuova politica che offre ai rifugiati l’accesso all’istruzione e al lavoro. Ma un funzionario dell’immigrazione ha spiegato che può intervenire solo se Muhamad fa una richiesta di asilo. Ma lui non l’ha fatta.

Muhamad non vuole rimanere in Etiopia e dice che preferirebbe tornare in Niger o tornare alla sua vita in Israele. Un’organizzazione israeliana non governativa che lavora con migranti e rifugiati ha detto che il caso di Muhamad è simile a quello di altri migranti espulsi da Israele: «Altri migranti espulsi con il documento di viaggio israeliano sono stati rifiutati nei loro Paesi di origine o in altri Paesi perché le autorità locali sostengono che i documenti di viaggio israeliani sono falsi».

La matassa è ancora ingarbugliata e Muhamad rischia di rimanere a lungo ad Addis Abeba. Come un fantasma.

Condividi

Altre letture correlate: