Nel Kivu continuano le stragi. I religiosi: serve un’inchiesta internazionale

di Enrico Casale
vittime di un attacco a beni

caschi blu in congoNell’Est della Repubblica Democratica del Congo continuano senza sosta le violenze contro i civili. Per denunciare questa strage silenziosa e per sollecitare un’inchiesta internazionale indipendente, i membri congolesi dei consigli generali di diverse congregazioni religiose hanno lanciato da Roma, dove sono riuniti in questi giorni, una petizione.

«Facciamo nostro il grido di dolore di queste popolazioni massacrate – è scritto nel testo della petizione -. Pensiamo che sia opportuna e benvenuta ogni iniziativa particolare per far conoscere gli avvenimenti del Kivu e partecipare alle sofferenze della popolazione con momenti di riflessione, di preghiera secondo la propria fede, di giornate di digiuno o altre iniziative come la raccolta di firme in luoghi pubblici».

Fino ad oggi, ricordano i religiosi, oltre alle persone uccise, si contano più di un migliaio di persone sequestrate, delle quali non rimane alcuna traccia, tra di loro tre sacerdoti Assunzionisti rapiti il 19 ottobre 2012. Più di 750 persone sono state uccise violentemente, alcune decapitate, altre sventrate, altre hanno subito torture di ogni tipo. A Natale, gli abitanti del territorio di Beni, nella provincia del Nord Kivu, hanno vissuto giorni terribili. Più di 10 persone sono state uccise nel villaggio di Malolu, a 15 Km da Beni. Alcune sono state decapitate, due bruciate vive. La notte del 26 dicembre altre tre persone sono state uccise nella parrocchia di Paida, a 4 km dal centro della città. E le uccisioni continuano.

«Se i gruppi che eseguono tali macabre azioni sono spesso indicati – continua la petizione -, è stupefacente che nessuno di loro rivendichi o motivi le proprie azioni. Perché prendono di mira dei contadini poveri ? Che messaggio comunicano agendo così? Tante domande senza risposta… Solo un’inchiesta internazionale, seria e neutrale, può rispondere a queste domande, spiegare l’accanimento sulle popolazioni indifese e imporre soluzioni efficaci per porre fine a questo dramma».

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