Marocco e Spagna mano nella mano, ma a che prezzo?

di Celine Camoin

Di Céline Camoin

Il Marocco e la Spagna hanno dato il via a un “capitolo senza precedenti nelle relazioni tra due Paesi”, nel corso della storica visita del premier spagnolo Pedro Sanchez a Rabat, su invito del re Mohammed VI, ieri e l’altro ieri. Una dichiarazione congiunta in 16 punti definisce una tabella di marcia “sostenibile e ambiziosa”, che comprende diversi argomenti, dalla gestione della questione migratoria alle relazioni commerciali, agli investimenti, alla questione della delimitazione delle frontiere marittime, o ancora alla cooperazione culturale.

Ma il punto principale sul quale si basa questa nuova era di amicizia è il riconoscimento da parte del governo Sanchez “dell’importanza della questione del Sahara per gli sforzi seri e credibili del Marocco nel quadro delle Nazioni Unite per trovare una soluzione reciprocamente accettabile. In quanto tale, la Spagna considera l’iniziativa di autonomia marocchina, presentata nel 2007, come la base più seria, realistica e credibile per la risoluzione di questa controversia”. In altre parole, la Spagna ha preso posizione a favore della soluzione marocchina nella spinosa e annosa controversia sul Sahara Occidentale, allineandosi sulle posizioni di altre importanti diplomazie come quella statunitense, quella tedesca o quella francese. L’Unione europea ha salutato con favore lo sviluppo positivo delle relazioni tra Marocco e Spagna benefico per l’attuazione del partenariato euro-marocchino nel suo insieme. “Tutte queste posizioni rispondono alla Carta delle Nazioni Unite che chiede una soluzione negoziata tra le parti coinvolte”, ha detto Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri, alla televisione spagnola Tve.

La questione del Sahara Occidentale era stata all’origine di circa un anno di crisi tra Madrid e Rabat, fino al 18 marzo scorso. L’ambasciatrice marocchina Karima Benyaich era stata richiamata a maggio 2021, per consultazioni, dopo aver appreso del ricovero nella penisola iberica del leader del Fronte Polisario (il movimento in lotta per l’autodeterminazione del Sahara Occidentale), Brahim Ghali. L’allora ministra degli Esteri Arancha Gonzalez Laya era stata rimossa dal suo incarico il 10 luglio, proprio a causa della sua gestione della crisi sul controverso ricovero, considerato una pugnalata alle spalle da Rabat.

Dai vertici della Repubblica araba sahrawi democratica (Rasd) non si sono fatte aspettare reazioni. La nuova posizione della Spagna è considerata una “deriva pericolosa” e contraria alle decisioni di legalità internazionale. “Le Nazioni Unite, l’Unione Africana, l’Unione Europea, la Corte Internazionale di Giustizia, la Corte di Giustizia Europea e tutte le organizzazioni regionali e continentali non riconoscono la (presunta) sovranità marocchina sul Sahara occidentale”, si legge in una delle prime dichiarazioni ufficiali.

Ad alzare i toni, in questi giorni, l’attivista per i diritti umani Aminatou Haidar, in un’intervista al giornale catalano El Punt Avui: “Lo Stato spagnolo è il primo responsabile della nostra sofferenza e un giorno sarà giudicato”, ha dichiarato, aggiungendo, “Siamo stati venduti come nel 1975. Questo rafforza la repressione di Rabat, perché il potere in atto (in Spagna) è dalla sua parte anche se viola i diritti dei sahrawi”.

L’Algeria, principale sostenitrice del Fronte Polisario, organizzazione che si batte per l’indipendenza del Sahara Occidentale, ha reagito con aspre critiche al governo Sanchez e ha fatto sapere di stare ancora “analizzando le ragioni” del cambio di posizione spagnola, che “contraddice” la “politica molto equilibrata” che Madrid aveva sviluppato questo problema fino ad ora, secondo Chakib Kaid, segretario generale del ministero degli Esteri algerino, citato dal giornale spagnolo El Correo. Nei giorni scorsi, la medesima testata aveva scritto che Algeri starebbe valutando una revisione di tutti gli accordi che ha con la Spagna in rappresaglia allo storico cambio di posizione.

Anche sul fronte interno, Sanchez si è attirato critiche per aver agito, sembra, senza un vasto consenso. Giovedì, una risoluzione non vincolante della camera bassa che condanna la nuova decisione “presa unilateralmente” è stata adottata, su iniziativa di un gruppo di partiti.

La prossima, ennesima, sessione del Consiglio di sicurezza dell’Onu sul Sahara Occidentale, in programma il 20 aprile, avrà nuova materia di riflessione.

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