Mali – Elezioni, i vescovi: «Serve una nuova mentalità»

di Enrico Casale

Domenica 29 luglio si svolgeranno in Mali le elezioni presidenziali. L’attuale presidente, Ibrahima Boubacar Keita, capo del partito socialdemocratico Rassemblement pour le Mali (RPM), e il leader dell’opposizione, Soumaila Cissè, della Union pour la république et la démocratie (URD), sono i principali contendenti, a cui si affiancano altri 22 candidati. Il presidente viene eletto a maggioranza assoluta, con un mandato di 5 anni, utilizzando il sistema a 2 turni. Nel caso nessun candidato raggiungesse la maggioranza si passerebbe al ballottaggio.

Da lungo tempo il Mali vive in un clima di tensione e di violenza, intensificatesi nell’ultimo periodo, per gli scontri con vari gruppi terroristici anche di matrice islamista e quelli inter-etnici. Le autorità di governo hanno comunque annunciato che le elezioni del 29 luglio si svolgeranno in un clima di stretta sorveglianza, con l’impiego di oltre 30.000 uomini delle forze di sicurezza e di difesa, al fine di proteggere i candidati e le operazioni di voto.

Secondo il rapporto delle Nazioni Unite sull’insicurezza alimentare, la violenza ha causato un’emergenza umanitaria tale per cui 4,3 milioni di persone dovranno fronteggiare gravi mancanze di cibo tra giugno e ottobre 2018, e almeno 1 milione avranno bisogno di assistenza alimentare di emergenza. Risulta inoltre che più di centomila maliani si siano rifugiati in Niger, Mauritania e Burkina Faso e altri 52mila abbiano cercato sicurezza spostandosi internamente, nel Sud del Paese.

Stato dell’Africa occidentale, situato all’interno e senza sbocchi sul mare, il Mali si colloca nelle ultimissime posizioni della graduatoria dell’Indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite, al 175° posto. Le condizioni di vita sono precarie per la maggior parte della popolazione, come confermano l’altissima mortalità infantile, la bassa speranza di vita, l’elevato tasso di analfabetismo. In media solo una persona su 3 ha accesso all’acqua potabile. Le carenti condizioni igienico sanitarie favoriscono il diffondersi di epidemie e la diffusione dell’Aids.

La Conferenza Episcopale del Mali, in occasione delle elezioni generali, ha pubblicato una Lettera pastorale dal titolo “Una mentalità nuova per un nuovo Mali”, con cui i Vescovi si rivolgono “alla comunità cattolica e a tutti i maliani di buona volontà”. I cattolici in Mali sono 283.000 su una popolazione di 15.278.000 abitanti (Annuario statistico della Chiesa).

“Oggi ti invito a lasciare che Dio formi in te una nuova mentalità per un nuovo Mali – è scritto nella lettera -. Questo appello è urgente per due ragioni. La prima è che il 2018 segna il centotrentesimo anniversario della Chiesa in Mali. Ricorda che dall’indipendenza del Mali, la Chiesa ha sposato le cause del paese. Ha camminato con lui e ha contribuito alla costruzione dell’edificio nazionale attraverso il suo impegno, le sue azioni e i suoi messaggi di pace, di conversione e di giustizia sociale. Il secondo è che il 2018 è un anno di elezioni generali in Mali”.
Malgrado la difficile situazione che si vive, i Vescovi notano alcuni segnali positivi dalla loro precedente lettera pastorale, tra cui l’accordo per la pace e la riconciliazione, la collaborazione tra le parti firmatarie, la tenuta delle elezioni, la positiva collaborazione con le organizzazioni internazionali e i paesi amici per uscire dalla crisi…

Nonostante questi considerevoli progressi, i Vescovi rilevano tuttavia che persistono gravi sfide, come gli ostacoli posti alla realizzazione degli accordi di pace, il deterioramento della sicurezza su tutto il territorio nazionale, l’indebolimento della coscienza civile, la corruzione, la violenza crescente nelle strade, nelle scuole, nei campi, nelle piazze e anche nei media e nelle reti sociali, la perdita dei valori spirituali tradizionali e del senso del bene comune…

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