In Kenya Carrefour sfrutta i fornitori per farsi strada nella grande distribuzione

di Valentina Milani

Carrefour si è fatto strada in Kenya a suon di sconti, ma una sentenza ha stabilito che a pagare il vero prezzo di questa campagna erano i piccoli fornitori. Il gigante francese dal 2016 è sbarcato nella più grande economia dell’Africa orientale aprendo tredici negozi in cinque anni e prendendo il posto di grandi catene di negozi locali come Nakumatt, ora chiusa. 

I punti vendita di Carrefour sono sparsi nelle grandi città come Nairobi e Mombasa e si distinguono per i grossi sconti che applicano alle proprie merci. Dalla carne agli yogurt, dai prodotti per l’igiene ai fazzoletti, nei Carrefour keniani, si può trovare qualunque cosa a un prezzo scontato. Una convenienza che ha contribuito a fare diventare Carrefour una delle maggiori catene di supermercati straniere nel Paese.

Non è tutto oro quello che luccica come ha ricordato però una sentenza di aprile del Tribunale della concorrenza del Kenya (CT), secondo cui il successo di Carrefour sta arrivando a un prezzo altissimo e non per la catena stessa, bensì per i fornitori. Carrefour avrebbe abusato della propria posizione dominante imponendo grandi sconti sulle merci alle aziende e ai produttori dai quali si riforniva.

A portare Carrefour davanti all’Autorità per la concorrenza (CA), prima che il caso passasse al tribunale, è stato due anni fa il produttore di yogurt keniano Orchards Limited. I documenti che ha presentato hanno mostrato che il rivenditore chiedeva a Orchards di concedere uno sconto del 10% su tutte le forniture e un ulteriore sconto dell’1,25% sulle vendite annuali. L’Autorità per la concorrenza a febbraio aveva chiesto al colosso francese di rivedere le sue politiche sui ribassi, oltre a smettere di rifiutare i prodotti ordinati e di trasferire il rischio commerciale restituendo le consegne ai fornitori. 

L’importante recente sentenza del Tribunale per la concorrenza ha confermato gli abusi da parte di Carrefour e gli ha ordinato di rivedere più di 700 accordi con i fornitori entro 30 giorni, nonostante Orchards fosse stata l’unica azienda a rivolgersi formalmente alla corte. Secondo Priscilla Njako dell’Autorità per la concorrenza, che ha accolto favorevolmente il pronunciamento del tribunale, questo servirà per dare “ai fornitori in questo settore una posizione credibile per negoziare condizioni migliori con gli acquirenti, garantendo così la fornitura continua di beni e servizi a vantaggio finale dei consumatori”. L’associazione dei venditori al dettaglio ha invece protestato contro la sentenza sostenendo che gli sconti favoriscano sia i fornitori che i consumatori.

La multa di 5.000 dollari comminata a Carrefour, a fronte di un fatturato annuo di 230 milioni, è stata criticata dall’associazione dei fornitori che l’ha giudicata inadeguata. “Non credo proprio che la sanzione possa scoraggiare l’abuso di potere dell’acquirente”, ha affermato Ishmael Bett, capo dell’Associazione dei fornitori del Kenya con sede a Nairobi.

Dopo i provvedimenti sfavorevoli, Carrefour ha fatto appello all’Alta Corte. Se anche questa dovesse confermare la sentenza, la catena dovrà rielaborare il suo modello di business nel Paese, fondato finora sulle richieste di ribassi ai fornitori e sugli enormi sconti offerti di conseguenza. Quello di Carrefour sembra uno schema di abuso consolidato, visto che per lo stesso motivo è stato condannato anche in Francia. In Kenya ha trovato terreno fertile grazie al settore dei supermercati ancora in espansione, ma che, si è visto, ha bisogno di regolamentazioni e controllo.

(Tommaso Meo)

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