Il viaggio del segretario Usa in Sudafrica per contrastare l’influenza della Russia

di Marco Trovato

Antony Blinken, il segretario di Stato americano, per la seconda volta nell’Africa sub-sahariana, per un tour che lo porterà anche nella Repubblica democratica del Congo e in Ruanda

di Angelo Ferrari – Agi

È un susseguirsi di ministri degli Esteri e capi di stato in Africa. Dopo la visita del capo della diplomazia russa a fine luglio e quello del presidente francese, adesso è il “turno” del segretario di Stato americano, Antony Blinken, che è sbarcato in Sudafrica per una visita che lo porterà, anche, nella Repubblica democratica del Congo e in Ruanda.

Un tour che ha un significato molto preciso: contrastare l’influenza diplomatica russa sul continente africano. Tutti stanno guardando all’Africa e temono, in occidente, che questo continente si rivolgerà sempre di più a est, verso Mosca ma, soprattutto verso la Cina.

Il contesto internazionale, la guerra in Ucraina e le tensioni a Taiwan non aiutano le diplomazie occidentali a “ripristinare” la loro influenza minata da sentimenti anti-occidentali diffusi.

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Antony Blinken in visita in Sudafrica

Il presidente della Francia, Emmanuel Macron, nel suo recente viaggio di fine luglio, ha voluto illustrare la nuova strategia di Parigi verso il continente, meno invasiva e più discreta, privilegiando i paesi dell’Africa occidentale.

Una necessità dettata dalla paura di un declassamento diplomatico nell’area. Ma non ha perso occasione per rimarcare “l’ipocrisia” dell’Africa nei confronti della guerra in Ucraina e lo ha fatto nella tappa in Camerun, paese che di recente ha firmato un accordo militare e di intelligence con la Russia.

Diversa la narrazione del ministro degli esteri Russo, Sergei Lavrov, che ha voluto sottolineare la “posizione responsabile ed equilibrata” sul dossier Ucraina. Un “elogio”, ovviamente, rivolto a tutti quei paesi che si sono astenuti al voto di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina all’Assemblea delle Nazioni Unite.

Lo ha fatto durante la sua visita nella Repubblica del Congo, paese che ha sempre avuto relazioni eccellenti, prima con l’Unione Sovietica, dal 1964, e poi con la Russia di Putin. Lavrov, inoltre, ha annunciato che nella prima metà del 2023 ci sarà un vertice russo-africano per incrementare la cooperazione con il continente.

Macron è andato in Africa per cercare di arginare il sentimento anti-francese, Lavrov per cercare una “sponda” diplomatica. Ora tocca al segretario di Stato americano. Anche qui la prima tappa del viaggio è significativa.

Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio, il Sudafrica, una delle principali nazioni in via di sviluppo e una sorta di locomotiva dell’economia continentale, ha assunto una posizione neutrale nel conflitto, rifiutandosi di aderire agli appelli occidentali per condannare Mosca.

Blinken, incontrerà il ministro degli Esteri sudafricano, Naledi Pandor, e, secondo quanto trapela dall’agenda del segretario di Stato Usa, dovrebbe annunciare la nuova strategia per l’Africa del governo degli Stati Uniti. I colloqui “riguarderanno gli sviluppi recenti e in corso riguardanti la geopolitica globale”.

Blinken cercherà, durante il viaggio, di evidenziare “i paesi africani che hanno un ruolo geostrategico essenziale e sono alleati cruciali sulle questioni del nostro tempo, dalla promozione di un sistema internazionale aperto e stabile alla lotta agli effetti del cambiamento climatico, all’insicurezza alimentare e alle pandemie”.

Questo è il programma delineato dal Dipartimento di Stato a fine luglio. Dopo Johannesburg, sarà la volta della Repubblica democratica del Congo e infine il Ruanda, che sta vivendo rinnovate tensioni con il vicino congolese che lo accusa di sostenere i ribelli del “Movimento 23 marzo” (M23), che Kigali smentisce.

Tensioni che non sono per nulla sopite e si sono aggravate negli ultimi giorni. Nella Repubblica democratica del Congo, Blinken, dovrà affrontare, anche, la crescente tensione con la missione di pace delle Nazioni Unite, Monusco, dopo l’invito del governo di Kinshasa al portavoce Onu di lasciare il paese.

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Antony Blinken in Sudafrica

La missione Monusco, presente nel paese al 1999, è una delle più grandi missioni delle Nazioni Unite del mondo con circa 14 mila soldati schierati in diverse città dell’Rdc. Dal 2019 i movimenti pro-democrazia nel Kivu chiedono che la Monusco lasci il paese perché colpevoli di essersi rifiutati di combattere gli oltre cento gruppi armati attivi dell’Est del Congo.

Nel mese scorso le proteste, che hanno preso di mira gli insediamenti dell’Onu, hanno provocato decine di vittime tra i manifestanti e anche tra i caschi blu. Una situazione, dunque, incandescente.

Occorre ancora ricordare che le vie della capitale Kinshasa, proprio all’indomani dell’invasione russa in Ucraina, sono state teatro di manifestazioni che inneggiavano alla Russia e a Putin, non represse, come solitamente capita, e quindi tollerate dal regime congolese.

Per Blinken una situazione non facile. Questo è il secondo viaggio di Blinken nell’Africa subsahariana da quando è entrato in carica. L’anno scorso ha visitato Kenya, Nigeria e Senegal.

Prima dell’invasione russa dell’Ucraina, la diplomazia americana in Africa si è concentrata principalmente sulla concorrenza con la Cina, che ha fatto importanti investimenti in infrastrutture nel continente africano e che, a differenza degli Stati Uniti, lo ha fatto senza chiedere agli Stati una controparte in termini di democrazia o di rispetto dei diritti umani.

Ora la sfida è stata lanciata da Mosca, che ha gettato scompiglio tra le potenze straniere complicandogli la vita, e tutto l’occidente teme un declassamento diplomatico e la perdita di influenza sugli storici alleati.

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