Di Valentina Giulia Milani
In Etiopia l’istruzione di base è in crisi: lo rileva un recente rapporto pubblicato dal Global Education Monitoring Report, che mette in luce le criticità strutturali di un sistema scolastico fragile e segnato da anni di conflitti e mancanza di risorse.
In Etiopia, l’accesso all’istruzione di base continua a rappresentare una sfida complessa per la maggior parte dei bambini. Secondo un nuovo rapporto dell’Unesco, solo il 12% degli alunni completa il ciclo primario raggiungendo livelli minimi di apprendimento. Il dato emerge dallo studio “Lead for Foundational Learning”, pubblicato dal Global Education Monitoring Report, che mette in luce le difficoltà strutturali di un sistema educativo fragile e segnato da anni di conflitti e scarsità di risorse.
Il documento sottolinea che, pur disponendo di quattro delle sei politiche fondamentali di leadership scolastica raccomandate dall’Unesco, l’Etiopia non ha ancora introdotto due misure considerate decisive: programmi di formazione obbligatoria per i nuovi dirigenti scolastici e standard professionali nazionali per i presidi. In assenza di questi strumenti, la qualità dell’insegnamento resta diseguale tra le diverse regioni del Paese.

Più della metà delle scuole non è attualmente operativa a causa dei conflitti, degli sfollamenti e della mancanza di risorse. In molte aree le aule sono state distrutte o adibite a rifugi d’emergenza, mentre insegnanti e studenti sono stati costretti ad abbandonare le proprie comunità.
Oltre alla guerra, pesano le difficoltà economiche: vincoli di bilancio, insicurezza alimentare e infrastrutture insufficienti ostacolano gli sforzi per ripristinare condizioni di apprendimento regolari. In alcune aree rurali, raggiungere la scuola significa percorrere chilometri a piedi, spesso senza la certezza di trovare un insegnante o un pasto.
Il rapporto riconosce tuttavia l’importanza del programma nazionale di alimentazione scolastica, che copre il 38% degli alunni – una quota inferiore alla media africana del 43% – ed è finanziato per il 65% dal governo. L’iniziativa ha contribuito a migliorare la frequenza e la concentrazione degli studenti, ma resta insufficiente per affrontare le disuguaglianze di fondo.
Un altro elemento critico riguarda l’assenza di un quadro nazionale di valutazione dell’apprendimento: solo il 20% dei Paesi africani ne dispone. Senza uno strumento per misurare i risultati, spiega il rapporto, è difficile orientare le politiche educative e intervenire nei contesti più vulnerabili.

“L’aspetto più preoccupante non è solo il basso livello di apprendimento, ma il fatto che i sistemi operino al buio”, ha dichiarato Manos Antoninis, direttore del Global Education Monitoring Report. Un’osservazione che evidenzia quanto la mancanza di dati e strumenti di monitoraggio limiti la capacità dell’Etiopia di garantire un’istruzione di qualità per tutti.



