Etiopia: diatribe Chiesa ortodossa, otto morti negli scontri

di claudia

Otto persone sono morte durante gli attacchi a una chiesa nell’Etiopia meridionale la scorsa settimana. Lo ha dichiarato la Commissione etiope per i diritti umani. “Le forze di sicurezza e i loro collaboratori civili hanno usato una forza sproporzionata provocando almeno otto morti deceduti per ferite da arma da fuoco o percosse”, ha affermato la Commissione. Il numero di feriti e imprigionati dopo le violenze nella Chiesa di Shashamene, 250 chilometri a sud di Addis Abeba, è ancora sconosciuto, ha aggiunto.

Le violenze sono scoppiate sullo sfondo delle tensioni tra la Chiesa ortodossa etiope Tewahedo e alcuni vescovi che hanno creato un proprio sinodo in Oromia, la regione più popolosa del Paese. “Percosse, intimidazioni, espulsioni dalle chiese, restrizioni forzate di movimento e detenzioni illegali sono state effettuate in varie aree”, afferma in una nota la Commissione.

L’unità della Chiesa etiopica, una delle più antiche del mondo e che rappresenta circa il 40 per cento dei 115 milioni di abitanti del Paese, è stata messa in forse dalla mossa del mese scorso da parte del clero ribelle. La Chiesa, guidata da un decennio dal patriarca abune Mathias, ha dichiarato illegale la secessione e scomunicato i vescovi coinvolti. Il Patriarcato ha anche accusato il governo del primo ministro Abiy Ahmed di interferire nei suoi affari e di fare commenti che di fatto riconoscevano “il gruppo illegittimo”. Abiy – che appartiene lui stesso alla comunità Oromo – ha invitato i rivali a impegnarsi nel dialogo e ha detto che entrambe le parti avevano “le loro verità”.

I vescovi separatisti accusano la Chiesa di discriminazione ed egemonia linguistica e culturale, affermando che alle chiese in Oromia non è permesso officiare nella loro lingua madre. Accuse respinte dal Patriarcato. 

La Chiesa ortodossa etiope ha annullato le manifestazioni previste per ieri dopo un incontro con il primo ministro Abiy Ahmed.

Il segretario del patriarca della Chiesa ortodossa, abune Petros, ha dichiarato: “Il Santo Sinodo ha rinviato a tempo indeterminato la manifestazione pacifica del 12 febbraio, non a causa di un cambio di posizione, ma per effetto dell’accordo e della decisione del governo di risolvere subito il problema, entro il termine fissato dalla Chiesa”. Almeno 30 persone sono state uccise durante le proteste della scorsa settimana e i social network sono stati limitati.  I leader ortodossi si sono lamentati a lungo delle persecuzioni, compreso l’incendio di chiese diversi anni fa, e le relazioni con il governo sono state tese in passato, anche a causa del conflitto nel Tigray.

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