Etiopia: Amnesty chiede inchiesta su strage di Tole, in Oromia

di Enrico Casale
Oromo liberation front

Amnesty International ha chiesto questa mattina che sia condotta un’indagine sul massacro di oltre 400 civili di etnia amhara nella regione etiope di Oromia il mese scorso. Secondo l’organizzazione per i diritti umani, che cita testimoni oculari, gli autori della strage sarebbero militanti dell’Esercito di liberazione dell’Oromo (Ola). I leader oromo hanno però sempre smentito un loro coinvolgimento, affermando che ad essere responsabili sono le milizie alleate del governo.

Il 18 giugno, secondo la ricostruzione di Amnesty basata sulla testimonianza di nove persone, l’assalto è iniziato intorno alle 9 del mattino, quando uomini armati presumibilmente appartenenti all’Ola hanno circondato i villaggi di Tole Kebele. Le forze governative sono arrivate ore dopo la fine dell’attacco, nonostante gli abitanti del villaggio avessero allertato i funzionari distrettuali dopo che erano stati sparati i primi proiettili. Gli aggressori hanno eseguito esecuzioni sommarie di persone etnia amhara, saccheggiando e bruciando case. Le affermazioni sono corroborate da immagini satellitari che mostrano prove di incendi scoppiati nella zona. Gli amhara costituiscono circa il 10% della popolazione regionale.

“Questi orribili omicidi a Tole, presumibilmente per mano dell’Esercito di liberazione di Oromo, rivelano il totale disprezzo degli autori per la vita umana”, ha affermato in una nota Deprose Muchena, direttore di Amnesty per l’Africa orientale e meridionale. Che ha continuato: “Questo insensibile massacro, che ha visto anche donne e bambini perdere la vita, deve essere indagato in modo indipendente ed efficace”.

La dichiarazione di Amnesty segue un appello lanciato il mese scorso dalla responsabile dei diritti delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet, che esortava le autorità etiopi a condurre indagini “pronte, imparziali e approfondite” sugli omicidi di Tole.

Nessun bilancio ufficiale del massacro è stato pubblicato, ma l’ufficio del primo ministro Abiy Ahmed ha dichiarato il mese scorso che finora sono state identificate 338 vittime. Il bilancio delle vittime potrebbe raggiungere i 450 secondo Amnesty International.

Testimoni hanno affermato di aver identificato gli aggressori come militanti dell’Ola a causa delle loro uniformi, dei loro “lunghi capelli intrecciati” distintivi dei miliziani oromo e del loro uso della lingua oromiffa. Gli uomini armati hanno anche appiccato il fuoco alle case e saccheggiato bestiame, denaro contante e altri oggetti appartenenti agli abitanti del villaggio, ha detto Amnesty.

Le autorità etiopi hanno accusato l’Ola di una serie di massacri contro gli amhara, il secondo gruppo etnico del Paese, dopo gli Oromo. L’Ola è un gruppo che combatte il governo federale in Oromia dal 2018 e ha acquisito nuova importanza l’anno scorso quando per l’alleanza stretta con i ribelli tigrini che dal 2020 combattono contro le forze federali.

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