Al Sissi: la Lega araba crei un esercito unico

di Enrico Casale
Soldiers in military vehicles proceed towards the al-Jura district in El-Arish city from Sheikh Zuwaid, around 350 km (217 miles) northeast of Cairo May 21, 2013. Egyptian army and police forces stepped up roadblocks in north Sinai in a hunt for militant Islamists who kidnapped seven security officers last week, a security source said on Tuesday. REUTERS/Stringer (EGYPT - Tags: POLITICS MILITARY) - RTXZVMX

elicotteri d'assaltoLa Lega araba crei una forza militare congiunta per far fronte alle crisi che ricorrentemente scuotono il Medio Oriente e il Nord Africa. È la proposta lanciata da Abdel Fattah al Sissi, il Presidente egiziano, nel corso dell’incontro della Lega araba che si sta tenendo a Sharm el Sheikh (Penisola del Sinai). La forza dovrebbe contare almeno 40mila uomini e dovrebbe disporre di mezzi blindati, corazzati, appoggio aereo e navale.

Informalmente, i leader arabi si sono detti favorevoli alla creazione di queste forze armate comuni. In realtà, bisognerà vedere quanti Paesi effettivamente contribuiranno alla creazione di questo contingente e, qualora partecipassero, quante forze renderanno disponibili. L’idea di al Sissi è consolidare l’alleanza nata dai raid che l’Arabia Saudita sta compiendo sullo Yemen per frenare l’avanza delle milizie sciite houti in Yemen.

Alla base c’è la preoccupazione comune delle nazioni arabe di contenere l’espansionismo dell’Iran nell’area nordafricana e mediorientale. L’Iran sostiene infatti il regime siriano di Bashar al Assad, gli sciiti del Bahrein, le milizie houti dello Yemen, il governo iracheno, gli hezbollah libanesi. E in più teatri (Iraq, Libano, Siria e Yemen) si contrappone agli interessi dei Paesi arabi sunniti. Tra le motivazioni ci sarebbe anche la necessità di contenere il jihadismo (Isis) in Nord Africa. Terrorismo che, in passato, è stato sostenuto dai Paesi del Golfo, ma al quale Salman, il nuovo sovrano dell’Arabia Saudita, ha dichiarato guerra.

Per dimostrare quanto in Medio Oriente e in Nord Africa le politiche e le alleanze stiano cambiando, è sufficiente notare come, a fianco dei caccia inviati a bombardare lo Yemen dalla coalizione di dieci Paesi arabi (tra quali Egitto, Marocco e Sudan) guidati dall’Arabia Saudita, si sia schierata una squadriglia israeliana. I jet di Tel Aviv hanno avuto l’autorizzazione a sorvolare l’ormai ex arcinemica Arabia Saudita e hanno anch’essi preso di mira le posizioni houti.

Gli scenari si stanno quindi rivoluzionando. Probabilmente a breve ne vedremo gli effetti anche sul Nord Africa. In particolare in Libia, dove i Paesi arabi che finora hanno appoggiato i diversi attori sul campo potrebbero favorire un’alleanza tra il Governo di Tripoli e quello di Tobruk in funzione anti Isis. O in Tunisia, dove potrebbero offrire un maggiore contributo economico-finanziario al Governo per contrastare, anche in questo caso, il terrorismo. Se poi, oltre a sostenere le nuove alleanze, la Lega disponesse anche di una forza militare, forse cambierebbe anche la situazione sul terreno. Sarà il tempo a dirci quali effetti produrrà questo nuovo interventismo arabo.

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