Acqua pulita, ancora un miraggio per l’Africa

di Enrico Casale
acqua

Nel mondo 2,1 miliardi di persone al mondo non hanno accesso a fonti pulite e sicure di acqua. Il 50% di loro vivono in Africa. I più colpiti sono i bambini. Nei Paesi in via di sviluppo e, in particolare, in Africa subsahariana, più di 700 piccoli muoiono ogni giorno a causa di malattie causate da acqua sporca. Non solo, ma dei 68,5 milioni di persone che sono state costrette ad abbandonare la propria casa, gran parte lo fa per avere un migliore accesso a fonti idriche. Sono questi i dati forniti dal World Water Council in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, che si celebra oggi, 22 marzo. La situazione è grave, ma in futuro potrebbe diventare ancora più drammatica.

«Secondo una stima, entro il 2025 metà della popolazione del mondo vivrà in aree soggette a stress idrico – spiega Guglielmo Micucci, direttore di Amref Health Africa in Italia, citando alcuni dati dell’Organizzazione Mondiale della Salute –. Nei Paesi a basso e medio reddito, il 38% delle strutture sanitarie manca di fonti d’acqua migliorate. Se vogliamo ottenere entro il 2030 l’accesso universale ed equo all’acqua potabile sicura ed economica per tutti, la strada da fare è lunga, ma dobbiamo farla tutti insieme. Senza egoismi, anzi con una spinta a sentirsi cittadini di un unico pianeta. E l’acqua, elemento così presente nelle nostre vite e così facile da spiegare anche ai bambini, non può che essere la palestra per questo esercizio alla mondialità. Un filo blu, quello dell’acqua, che non può essere catalogato come problema da risolvere a casa loro o a casa nostra».

E dall’Africa, dal Kenya, viene il racconto di Arthur Mwai, operatore di Amref. «Un posto così caldo e umido ti lascia nauseato dalla sete, fino al delirio – osserva Arthur da un villaggio vicino a Malindi, sulla costa del Kenya –. Questa è una terra sorda ai tentativi dei contadini di coltivarla e il raccolto del mais è sempre deludente».

Arthur, avvezzo a sfide difficili, racconta: «Il mio cuore è sprofondato, quando ho visto dei bambini in fila per il razionamento dell’acqua». Nella scuola in questione, ogni alunno riceve solo 1 tazza di circa 150 millilitri di acqua fresca due volte al giorno. La maestra racconta ad Arthur: «Dobbiamo farlo. Il denaro della scuola non è sufficiente per comprare abbastanza acqua. Se non la razioniamo, quell’acqua durerà solo per due giorni. Dobbiamo farla durare per almeno una settimana». La scuola di cui ci racconta Arthur è situata nella sub-contea di Magarini. «Qui sembra tutto fermo nel tempo,  con alti tassi di analfabetismo e uno dei peggiori tassi di povertà nel Paese».

Con una popolazione di 46 milioni di persone, il 41% dei keniani fa ancora affidamento su «fonti d’acqua non migliorate», come stagni, pozzi poco profondi e fiumi.

Secondo i dati del recente rapporto Unesco, riferiti al 2015, si riporta che solo il 23,7% della popolazione dell’Africa subsahariana aveva accesso ad acqua pulita, contro un tasso mondiale del 71%. Le conseguenti scarse condizioni igienico-sanitarie hanno dei drammatici riscontri in termini di malattie diarroiche come il colera, la febbre tifoide, la dissenteria e altre malattie tropicali trasmesse dall’acqua.

La strada per raggiungere l’Obiettivo di sviluppo sostenibile 6, “acqua per tutti entro il 2030”, è ancora lunga. Per definizione, questo significa non lasciare nessuno dietro. Ma oggi ancora troppe persone vivono senza acqua sicura.

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